Bruxelles – “Noi riteniamo che il governo dovrebbe denunciare la Commissione per inadempienza, perché non sta tutelando le norme europee che riguardano la libera circolazione delle merci. Ci auguriamo che la nuova Commissione marchi un percorso di discontinuità con il comportamento di quella attuale e ripristini la legalità”. È quanto ha dichiarato oggi (10 ottobre) Carlo De Ruvo, Presidente della Confederazione Generale italiana dei Trasporti e della Logistica (Confetra), in occasione dell’inaugurazione dell’ufficio di Rappresentanza a Bruxelles. “Noi premiamo affinché il governo italiano ponga la questione a Bruxelles, ma sempre attraverso le procedure previste“, ha affermato il direttore generale Giuseppe Mele, in riferimento alla scelta del ministro italiano dei trasporti Matteo Salvini di ricorrere alla Corte di giustizia Ue contro la limitazione del trasporto nel Brennero imposta dall’Austria. “La nostra impressione è che la Commissione abbia ampiamente sottovalutato l’impatto economico di questa cosa, affidando semplicemente alla capacità di tre governi (Austria, Germania e Italia, ndr.) di trovare un accordo fra di loro che tenesse sotto controllo il problema”, ha affermato De Ruvo.
La denuncia diretta del governo austriaco non sarebbe quindi, secondo Confetra, la mossa giusta. La speranza della confederazione è riposta nella prossima Commissione, alla quale chiede di “essere un po’ più attenta nello svolgere il ruolo di guardiano dei trattati“. Se anch’essa, come quella attuale, non dovesse far rispettare l’accordo sulla libera circolazione dentro l’Unione europea che l’Austria avrebbe violato con i limiti imposti sul Brennero, il progetto di Confetra è di spingere il governo italiano a porre la questione direttamente alla Corte di Giustizia europea. “È una questione di importanza del nostro Made in Italy, non un capriccio. Francia e Germania sono i nostri due punti di riferimento, i Paesi in cui esportiamo di più. Quindi imporre queste limitazioni sui valichi alpini e sul Brennero vuol dire veramente dare un taglio alla nostra economia”, ha affermato la vicepresidente responsabile dell’autotrasporto Betty Schiavoni. L’Italia nel 2022 ha trasportato un peso lordo pari a 485 milioni di tonnellate di prodotti fra import ed export. Di questi, circa il 64 per cento passa attraverso i valichii Alpini, di cui 220 milioni esattamente vanno verso i 27 Paesi. “Quindi se non riusciamo a avere una certa fluidità dei Valichi alpini è tutta l’economia italiana che si inceppa”, De Ruvo. “Il problema principale che abbiamo in questo momento sui valichi è il Brennero, dove esistono dei divieti unilaterali messi dall’Austria che riguardano sia i transiti notturni sia alcuni settori merceologici”.
“Forse, quando si è presentata la quesitone per la prima volta, non siamo stati sufficientemente convinti di andare sul livello europeo. Il fatto è che, però, rispetto a un decennio fa, adesso la Commissione è diventata sorda al problema“, ha aggiunto Mele. A questo problema se ne aggiunge un altro: l’attuale politica tarrifaria sfavorisce il combinato accompagnato, vale a dire il trasporto ferroviario con i mezzi caricati sopra, dell’Austria e in particolare del Brennero, rispetto al transito autostradale e rispetto a tutti gli altri transiti ferroviari alpini. “È una follia da ogni punto di vista”, ha commentato De Ruvo. Il Brennero, essendo il tratto più trafficato, avrebbe piuttosto bisogno di una politica alternativa: “Ne serve una simile a quella della Svizzera, che tende a mantenere in equilibrio il traffico stradale e quello ferroviario”, ha dichiarato Mele. E ha poi aggiunto: “I valichi alpini o li si intende come una barriera o li si intende, invece, come porte girevoli d’ingresso e di uscita tra l’Italia, il Mediterraneo e l’Europa. Per questo stupisce che non si sia mai pensato a fare un coordinamento del funzionamento dei valichi, soprattutto di fronte ad emergenze e a situazioni critiche. Servirebbe una governance comune sia delle direttrici di traffico, sia dell’intero arco alpino”. La limitazione del Brennero e del traforo del Frejus non ha come sola controindicazione l’allungamento dei tempi di trasporto (anche di giorni), ma anche l’impatto ambientale degli spostamenti a più lunga percorrenza e il necessario aumento costo finale dei prodotti per i consumatori, visto che al costo previsto se ne aggiunge uno maggiore per il trasporto.
Anche l’interesse per l’ambiente, quindi, resta un punto cardine da tenere in considerazione, sebbene non sempre facile da conciliare con la sostenibilità economica dei trasporti: “L’auspicio è che vengano rispettati i tempi per realizzare e aprire delle nuove infrastrutture, nonostante abbiamo dei forti problemi sulla transizione ambientale del trasporto e della mobilità”, ha dichiarato Mele. “Quello che noi perseguiamo è un approccio realistico, sostenibile verso la sostenibilità“, ha aggiunto De Ruvo. In altri termini: serve un approccio che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico. Quindi, bisogna definire le varie fasi dell’azione in maniera graduale.