Bruxelles – “Sento dire da alcuni Stati membri che non possiamo procedere all’allargamento, perché troppo costoso. Chi sostiene ciò probabilmente non sarebbe membro dell’Ue, oggi, se avessimo fatto la stessa riflessione quando i candidati erano loro”. Ogni riferimento di Xavier Bettel, ministro degli Affari europei di Lussemburgo, è per l’Ungheria e il suo leader, Viktor Orban, intenzionato a porre il veto all’adesione di Ucraina e Moldova. “Ognuno dovrebbe ricordare la propria storia. Quando l’Ungheria è divenuto Stato membro ci siamo chiesti se il Paese fosse ricco a sufficienza, ma l’adesione è anche solidarietà”. E poi, continua: “non fissiamo un prezzo, stabiliamo regole e seguiamo quelle“.
Lo scontro verbale, a distanza, si consuma in occasione della riunione del consiglio Affari generali, chiamato tra le altre cose a preparare il non semplice vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE. E’ incalzato dai giornalisti, che chiedono del partner ungherese fin qui attore protagonista di un dibattito che si annuncia infuocato. “Se Orban vuole porre il veto, questo dovrà essere giustificato“, chiarisce Bettel. “Voglio ascoltare ragioni vere, non ragioni altre”, sottolinea.
Orban, al momento, è l’unico strenuo oppositore all’idea di avviare negoziati di adesione con Ucraina e Moldova. L’argomentazione ha avuto modo di offrirla più di un mese fa, in
un’intervista a una radio nazionale e rilanciata dalla stampa internazionale. Si parla di un Paese in guerra e dai confini non definiti, che nessuno sa dire in modo chiaro dove arrivino nei fatti, e che in prospettiva saranno frontiere esterne dell’Ue. Ferma restando la guerra. Far entrare un Paese in guerra implicherebbe far entrare la guerra nell’Unione europea. Non c’è dubbio che il leader ungherese abbia toccato punti non marginali, ma c’è attorno al tavolo l’impressione che siano altre le vere motivazioni che spingano l’Ungheria e frenare.
I partner comunque non ci stanno e vanno all’attacco. Bettel ha modo di mettere pressione a Péter Szijjarto, ministro degli Esteri e affari europei dell’Ungheria e fedelissimo di Orban, o quanto meno recapitare il messaggio affidato alle telecamere. Anche Krisjanis Karins, lettone, al pari di Bettel già primo ministro e ora ministro per gli Affari europei, incalza. “Sul tavolo ci sono due questioni principali: una è la credibilità dell’Unione europea, l’altra è non lasciare la Russia impunita” per la guerra in Ucraina. Entrambe le questioni rischiano di essere disattese, e si vede in Orban e nella sua Ungheria il responsabile principale.