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    Home » Green Economy » Solo 4 Paesi membri su 27 hanno presentato in tempo i loro piani climatici a Bruxelles. L’Italia lo annuncia dopo la scadenza

    Solo 4 Paesi membri su 27 hanno presentato in tempo i loro piani climatici a Bruxelles. L’Italia lo annuncia dopo la scadenza

    Alla scadenza del 30 giugno solo Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Danimarca hanno inviato alla Commissione europea i Piani integrati per l'energia e il clima. Roma prima fra i ritardatari, Pichetto Fratin e la viceministra Gava annunciano la "svolta sul nucleare"

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    1 Luglio 2024
    in Green Economy
    La Banca centrale europea vede nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici un problema di mandato e di conti pubblici dei Paesi piani

    La Banca centrale europea vede nelle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici un problema di mandato e di conti pubblici dei Paesi [foto: European Central Bank]

    Bruxelles – Paesi Bassi, Svezia, Finlandia e Danimarca. Il Nord Europa dove la puntualità e il rispetto delle scadenza sono sacre. Sono gli unici quattro Paesi Ue che hanno presentato in tempo a Bruxelles i loro Piani nazionali integrati per l’energia e il clima (Pniec). Oltre la zona Cesarini, l’Italia: il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha annunciato oggi (1 luglio) di aver inviato il piano aggiornato alla Commissione europea.

    “Abbiamo ricevuto solo quattro piani – ha ammesso in mattinata un portavoce dell’Esecutivo Ue -, esortiamo vivamente tutti gli altri Stati membri a presentare i loro piani il prima possibile”. I Pniec sono documenti programmatici con cui i governi nazionali individuano le linee d’azione per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione, efficienza e sicurezza energetica, ricerca, innovazione e competitività. A fine 2023, le capitali hanno presentato a Bruxelles le bozze di piani aggiornati, e la Commissione europea aveva fissato al 30 giugno l’ultimo giorno utile per inviare le versioni definitive, in linea con i nuovi target energetici da raggiungere entro il 2030.

    L’invio dei piani a Bruxelles è un “obbligo legale” per i Paesi dell’UE, ha sottolineato ancora Tim McPhie, portavoce della Commissione per l’azione climatica e l’energia. “Come primo passo”, la Commissione bacchetterà gli Stati membri durante i prossimi vertici informali dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia. “Solleveremo la questione con urgenza“, ha avvertito McPhie.

    La “svolta sul nucleare” nel Pniec italiano

    Prima tra i ritardatari, l’Italia ha annunciato in un comunicato che il Pniec aggiornato – già consultabile sul sito della Commissione europea – “conferma gli obiettivi raggiunti nella prima proposta trasmessa a giugno 2023, superando in alcuni casi i target comunitari”. Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha rivendicato un “grande pragmatismo”, in opposizione ad “approcci velleitari del passato”. La strategia a lungo termine delineata da Roma parte dall’assunto della neutralità tecnologica, che il governo italiano ha difeso a spada tratta a Bruxelles su diversi dossier. Oltre alle fonti rinnovabili elettriche, l‘Italia punta su “produzione di combustibili rinnovabili come il biometano e l’idrogeno insieme all’utilizzo di biocarburanti“.

    La viceministra Vannia Gava ha parlato di “svolta sul nucleare”, citato anche da Pichetto Fratin. Secondo gli scenari sviluppati dal Pniec, l’Italia punta a produrre l’11 per cento dell’energia elettrica totale richiesta dal nucleare entro il 2050. Da fissione e nel lungo termine anche da fusione, con una “possibile proiezione verso il 22 per cento”. Gli obiettivi di energia da fusione nucleare “cammineranno in sinergia con le rinnovabili e altre forme di produzione a basse emissioni – ha esultato Gava -, sì alla sfida energetica ma mettendo in sicurezza il Paese”.

    Per contribuire alla decarbonizzazione, il Mase promette di lavorare anche su “diffusione di auto elettriche, riduzione della mobilità privata, cattura e stoccaggio di CO2, ristrutturazioni edilizie ed elettrificazione dei consumi finali, in particolare attraverso un crescente peso nel mix termico rinnovabile delle pompe di calore”. Sulla produzione di energie rinnovabili, l’Italia ha fissato l’asticella a 131 Gigawatt entro il 2030. Nelle stime del Mase, si prevede che 79.2 GW deriveranno dal solare, 28.1 dall’eolico, 19.4 dall’idrico, 3.2 dalle bioenergie e 1 Gigawatt da fonte geotermica.

    Tags: italiaPichetto Fratinpniec

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