Bruxelles – Contrordine: la multa da 1,5 miliardi a Google non si può comminare. Il Tribunale dell’Ue annulla la decisione della Commissione presa a marzo 2019 per le presunte “pratiche abusive nella pubblicità on-line” attraverso il servizio di suggerimento commerciale Adsense. Il motivo della decisione, spiegano i giudici di Lussemburgo nella loro sentenza, è “ non aver tenuto conto dell’insieme delle circostanze pertinenti nella sua valutazione della durata delle clausole contrattuali che aveva qualificato come abusive”. I servizi della commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in sostanza hanno sbagliato il modo di condurre le verifiche e le valutazioni.
La Commissione europea “ha commesso errori nella valutazione della durata delle clausole in questione, nonché del mercato coperto dalle stesse nel 2016″. Per questo impianto accusatorio e sanzionatorio non sono sostenibili. Il nodo di fondo è che l’esecutivo comunitario ha solo dedotto che Google potesse aver distorto il mercato unico, quando invece il Tribunale ritiene che “la Commissione non abbia dimostrato” che le clausole in questione fossero tali da scoraggiare gli editori dal rifornirsi presso gli intermediari concorrenti di Google, né che le stesse clausole impedissero ai concorrenti di accedere a una parte significativa del mercato dell’intermediazione pubblicitaria nei motori di ricerca online nello Spazio economico europeo (SEE).
Il contenzioso tra Bruxelles e il colosso di internet dunque prosegue. La multinazionale di Mountain View si è aggiudica questo round, a cui può seguire il ricorso della Commissione dinanzi alla Corte di Giustizia qualora il team von der Leyen dovesse decidere di andare avanti con la causa. Ci sono due mesi di tempo per decidere e vedere se il marchio statunitense ha vinto il confronto in Aula o se invece la multa da 1,5 miliardi è solo sospesa.