Bruxelles – Il Parlamento europeo ha approvato oggi (19 settembre) una risoluzione in cui riconosce la presidenza di Edmundo González Urrutia in Venezuela come “legittima e democraticamente eletta” e “condanna fortemente e respinge in toto i brogli elettorali“. La notizia è però un’altra: il testo, proposto da popolari e conservatori, è passato grazie al voto compatto dell’ala destra dell’Aula di Strasburgo. E nonostante l’astensione dei liberali e l’opposizione dei socialdemocratici.
Alla prima sessione plenaria – dopo quella d’insediamento di luglio – si apre già lo scenario di una maggioranza a destra “all’occorrenza”. Perché la risoluzione sul Venezuela nasce da una proposta congiunta del Ppe e di Ecr, ed è approvata grazie alla compattezza dei gruppi di destra del Parlamento: oltre al Partito popolare europeo e ai Conservatori e riformisti europei, forte il supporto del gruppo Patrioti per l’Europa e di “Europa delle Nazioni Sovrane”.
La Lega, in una nota, ha ribadito il ruolo fondamentale giocato, insieme a quello di “Patrioti dell’Europa”, per l’approvazione ed è stata “sconfitta la sinistra di Pd, M5S e Avs che ha vergognosamente scelto di non prendere le difese dei diritti, della libertà e della democrazia”. Anche l’eurodeputato Carlo Fidanza di Ecr ha denunciato la sinistra per quello che ha definito “silenzio complice“. Ha sostenuto che “ogni giorno in più concesso a Maduro è un favore a chi vuole trasformare tutta l’America Latina nella quinta colonna di Russia, Cina e Iran”.
Renew Europa, tramite la presidente Valérie Hayer, ha comunicato e spiegato la propria decisione di non votare oggi. “Renew Europa sostiene pienamente il leader dell’opposizione venezuelana, ma non intende sottoscrivere accordi politici con i cosiddetti ‘patrioti'”, commenta Hayer, ribadendo che “l’ascesa dell’estremismo rappresenta una minaccia diretta alla stabilità e al futuro dell’Europa, ed è imperativo che tutti i partiti politici prendano posizione contro di esso”.
Stessa linea per il gruppo dei Socialisti e Democratici, con la critica alla decisione del Ppe di “allearsi con l’estrema destra del Parlamento europeo”. Javi López, vicepresidente del Parlamento europeo e negoziatore S&D per la risoluzione sulla situazione del Venezuela, sempre parlando del Ppe ha contestato la decisione “di costruire un accordo sul Venezuela con Meloni, Orbán e Le Pen, insieme al sostegno dell’estrema destra tedesca, invece che con i gruppi pro-europei”.
Condanna a Maduro e ripristino della democrazia. I punti chiave della risoluzione
Molti i dubbi (legittimi) della comunità internazionale dopo la ri-elezione di Nicolas Maduro e ancora più preoccupazione per la stretta sull’opposizione da parte del regime. Il Parlamento europeo, o almeno la “destra europea” oggi ha preso una posizione, approvando la mozione con 309 voti a favore, 201 contrari e 12 astenuti. La risoluzione finale ha dei punti chiave: ripristinare la democrazia in Venezuela, condannare Maduro e le violazioni dei diritti umani e evitare altre crisi migratorie nella regione.
La prima richiesta del Parlamento alle autorità elettorali venezuelane è di pubblicare dei “risultati di voto completi, trasparenti e dettagliati”, nel rispetto della volontà popolare. Nel 2023, il governo Maduro e l’alleanza delle opposizioni venezuelane (Plataforma Unitaria Democrática) avevano firmato un accordo parziale sulla promozione dei diritti politici e delle garanzie elettorali per tutti (chiamato accordo di Barbados), per garantire elezioni “libere ed eque”, che il Parlamento ricorda non essere stato rispettato. Ulteriore conferma deriva dal mandato di arresto nei confronti del presidente eletto (rifugiatosi a inizio settembre in Spagna), che gli eurodeputati hanno fermamente condannato.
L’Ue e gli Stati membri sono invitati ad impegnarsi per permettere al presidente eletto di entrare in carica il 10 gennaio del 2025, evitando così il rischio di un esodo migratorio verso i paesi della regione, come “quello che ha portato negli ultimi anni quasi 8 milioni di venezuelani a fuggire dal paese”.
Condanna ferma delle violazioni dei diritti umani nei confronti degli oppositori del regime e della società civile. Coerentemente, il Parlamento richiede il rilascio dei prigionieri e individui detenuti arbitrariamente, delle compensazioni a loro favore e il ripristino dei loro pieni diritti sociali e politici. Grande supporto per le azioni internazionali che si occupano delle investigazioni sul territorio venezuelano, con la richiesta al Consiglio dei Diritti umani Onu di rinnovare la missione di fact-finding che si occupa del Venezuela.
Il Parlamento ha anche richiesto di ripristinare le sanzioni contro i membri del Cne, revocate a maggio 2024 dall’Ue “come gesto di buona volontà” ma che non ha sortito alcun risultato. La richiesta è che le sanzioni nei confronti del regime siano “prorogate e ampliate per applicare sanzioni mirate” in materia di diritti umani contro il presidente (teoricamente uscente) Maduro e i suoi collaboratori, responsabili di violazioni dei diritti umani nel paese.