Bruxelles – La presidente del Parlamento europeo, Roberta Mestola, ha annunciato all’emiciclo di Strasburgo di aver ricevuto dalle autorità competenti ungheresi la richiesta per la revoca dell’immunità per Ilaria Salis. L’eurodeputata di Avs, che ha trascorso 15 mesi in detenzione preventiva a Budapest con l’accusa di aggressione nei confronti di alcuni militanti neo-nazisti, ha commentato: “In gioco non c’è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa”.
La delegazione europea di Fidesz, il partito di Viktor Orbán, aveva anticipato in mattinata la richiesta dei giudici ungheresi. La vicenda di Salis ha assunto una fortissima connotazione politica, in particolare dopo il confronto diretto tra l’eurodeputata italiana e il premier magiaro due settimane fa al Parlamento europeo. “Non è una coincidenza che la trasmissione della richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in Plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán”, ha affermato Salis in un comunicato stampa, aggiungendo con sarcasmo: “Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche“.
Come spiegato da Metsola in Aula, la richiesta verrà ora presa in mano dalla commissione parlamentare competente, la commissione Juri. Salis avrà l’opportunità di presentare documenti e di essere ascoltata dagli eurodeputati della commissione giuridica, che adotteranno poi a porte chiuse una raccomandazione di approvare o respingere la richiesta di revocare l’immunità. Alla prima sessione plenaria disponibile, l’Eurocamera si esprimerà con un voto a maggioranza semplice.
“Come ho già detto più volte, auspico che il Parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una ‘democrazia illiberale’ in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza”, ha proseguito Salis nella nota, sottolineando che “non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto”.