Bruxelles – Il settore delle vendite online di prodotti usati continua il suo boom, iniziato nel 2020 con la pandemia: migliaia di piattaforme, come Vinted e Facebook marketplace, offrono ogni giorno a milioni di utenti qualsiasi tipo di articolo di seconda mano, dai vestiti ai mobili, dalle auto e gli articoli per la casa all’elettronica. Questa crescita del mercato tuttavia, sembra non accompagnarsi ad un aumento della trasparenza da parte dei rivenditori, almeno per quanto riguarda il vecchio continente.
Un’investigazione, condotta dalla Commissione Ue con la partecipazione di un network composto dalle autorità nazionali per la protezione dei consumatori di 25 Stati membri (Italia inclusa) e di Norvegia e Islanda, ha diffuso i risultati della sua operazione di monitoraggio sui venditori di usato online. La conclusione? Su 365 rivenditori presi in esame, 185 (il 52 per cento) sono stati identificati come potenzialmente in violazione della legge Ue a difesa dei consumatori. Oltre alle leggi nazionali, cinque direttive europee normano la vendita dei prodotti dentro e fuori la rete, tra cui quella per i diritti dei consumatori e quella per l’e-commerce.
In particolare, il 40 per cento dei commercianti osservati non informa in modo chiaro i consumatori dei propri diritti di recesso (come ad esempio il diritto al reso gratuito ed ingiustificato entro 14 giorni), mentre il 45 per cento non comunica la possibilità di rispedire indietro prodotti danneggiati o differenti da come mostrato online. Il periodo minimo di garanzia di un anno per i prodotti di seconda mano, richiesto per legge, non viene rispettato dal 57 per cento dei rivenditori, mentre tra coloro che sul proprio sito presentano rivendicazioni di natura ambientale, il 20 per cento non presenta argomentazioni valide, mentre il 28 per cento mente o le sue dichiarazioni costituiscono una pratica commerciale sleale.
L’investigazione ha inoltre sottolineato l’importanza del verificare che i venditori attestino correttamente la propria identità (ciò non accade per il 5 per cento di loro) e che venga fornito il prezzo totale del prodotto, tasse incluse (non fornito nell’8 per cento dei casi). Le autorità nazionali ora decideranno se prendere provvedimenti contro i 185 rivenditori “non conformi”.