Bruxelles – Ucraina e Stati Uniti ci riprovano e ci riescono. Le delegazioni di Kiev e Washington, incontratesi a Gedda, in Arabia Saudita, hanno raggiunto un accordo preliminare sulle condizioni per raggiungere un cessate il fuoco con la Russia. L’Ucraina ha accettato di rispettare una tregua immediata della durata di 30 giorni, mentre la Casa Bianca ha annunciato la revoca dello stop agli aiuti militari verso il Paese aggredito. Attesa a breve anche la stipula dell’accordo sulle materie prime critiche ucraine. Secondo il segretario di Stato Usa Marco Rubio, “ora la palla è nel campo” di Mosca.
In una dichiarazione congiunta delle delegazioni statunitense e ucraina, Kiev e Washington hanno annunciato di aver “compiuto passi importanti verso il ripristino di una pace duratura” nell’ex repubblica sovietica. “L’Ucraina si è dichiarata pronta ad accettare la proposta statunitense di un cessate il fuoco immediato e provvisorio di 30 giorni, che può essere prorogato di comune accordo tra le parti e che è soggetto all’accettazione e alla contemporanea attuazione da parte della Federazione Russa”, si legge ancora nella nota. La “proposta statunitense” riprende in realtà un’idea avanzata da Kiev negli scorsi giorni, che chiedeva una sospensione di un mese delle operazioni aeree e marittime.
“Gli Stati Uniti comunicheranno alla Russia che la reciprocità russa è la chiave per raggiungere la pace“, prosegue il comunicato, mentre il capo della diplomazia a stelle e strisce Marco Rubio ha dichiarato: “Spero che (i russi, ndr) dicano di sì. Se lo faranno, credo che avremo fatto grandi progressi. Se invece diranno di no, allora sapremo purtroppo qual è l’ostacolo alla pace“.

All’indomani del più grosso attacco di droni (oltre una novantina) mai compiuto in tre anni dall’esercito di Kiev che ha fatto almeno tre morti nella capitale della Federazione, i team negoziali di Ucraina e Stati Uniti si sono incontrati oggi (11 marzo) a Gedda, in Arabia Saudita, per provare a sbloccare la complessa partita sul cessate il fuoco e mettere in pausa il conflitto che da tre anni sta tenendo il mondo col fiato sospeso. Stando al capo dell’ufficio presidenziale ucraino Andriy Yermak (che affiancava il ministro degli Esteri di Kiev, Andrij Sybiha), il clima dei colloqui è stato “molto costruttivo”.
Si è trattato del primo contatto diretto tra i due Paesi, teoricamente alleati, dopo le forti tensioni diplomatiche delle scorse settimane culminate nell’imboscata tesa da Donald Trump e dal suo vice J.D. Vance a Volodymyr Zelensky lo scorso 28 febbraio nello Studio ovale. Nelle speranze del leader ucraino, i colloqui odierni (a cui non ha preso parte direttamente, nonostante ieri abbia incontrato il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman) servivano anzitutto a ravvivare le relazioni con Washington e a ottenere “risultati pratici”.
Il presidente statunitense, che nei giorni scorsi aveva definito “più facile” negoziare con l’omologo russo Vladimir Putin piuttosto che con Zelensky (quest’ultimo non sarebbe stato “pronto” alla pace, secondo il tycoon), aveva recentemente sospeso gli aiuti militari a Kiev – inclusa la condivisione delle informazioni d’intelligence – nel tentativo di mettere pressione sugli ucraini per costringerli a sedersi al tavolo delle trattative. A seguito dell’accordo raggiunto oggi, la Casa Bianca ha annunciato che “rimuoverà immediatamente la pausa sulla condivisione dell’intelligence” e riprenderà l’assistenza militare all’Ucraina.

Al tavolo di Gedda, il presidente del Paese aggredito era arrivato con la proposta per una tregua di un mese nei combattimenti in cielo e in mare. L’obiettivo di Zelensky era duplice: saggiare la buona fede della Russia di muoversi verso un negoziato di pace e dimostrare al contempo la propria disponibilità all’inquilino della Casa Bianca, col quale gli alleati europei lo avevano esortato a ricucire i rapporti. “La posizione dell’Ucraina in questi colloqui sarà pienamente costruttiva“, aveva scritto su X alla vigilia dell’incontro.
Dal canto suo, il segretario di Stato Marco Rubio – alla guida della delegazione a stelle e strisce, che comprendeva anche il consigliere alla Sicurezza nazionale Michael Waltz – aveva dichiarato che “non si otterrà un cessate il fuoco e la fine di questa guerra se entrambe le parti non faranno concessioni“.
Non è chiaro, per il momento, di quali concessioni si sia parlato a Gedda. Ma la Casa Bianca considera inevitabile la cessione di alcuni dei territori ucraini occupati all’invasore. “I russi non possono conquistare tutta l’Ucraina e ovviamente sarà molto difficile per l’Ucraina, in un periodo di tempo ragionevole, costringere i russi a tornare indietro fino a dove erano nel 2014”, ha osservato il capo della diplomazia statunitense. Attualmente, Mosca controlla all’incirca un quinto del territorio ucraino (inclusa la penisola della Crimea, annessa unilateralmente 11 anni fa).

Parallelamente, Kiev e Washington mirano a concludere rapidamente la stipula del patto sulle materie prime critiche ucraine, che era saltato dopo il catastrofico colloquio a tre nello Studio ovale. L’amministrazione Usa lo considera un risarcimento per gli aiuti inviati all’ex repubblica sovietica in tre anni di guerra, mentre per Zelensky si tratta dell’ultimo spiraglio per tenere lo zio Sam dalla sua parte. Trump aveva in precedenza descritto l’accordo come “la miglior garanzia di sicurezza” per Kiev, nonostante non preveda alcun distaccamento di truppe statunitensi sul suolo ucraino.
Quello odierno è stato il secondo incontro diplomatico di alto livello che si tiene in Arabia Saudita per arrivare ad una fine negoziata della guerra in Ucraina. Il precedente era stato convocato a Riad lo scorso 18 febbraio, ed era stato il primo faccia a faccia tra funzionari statunitensi e russi dal 2022, che nella capitale saudita avevano concordato il ripristino delle relazioni diplomatiche congelate durate la presidenza di Joe Biden. L’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, dovrebbe volare a Mosca a stretto giro per presentare a Putin i termini dell’accordo raggiunto a Gedda.