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    Home » Politica » Eurocamera, popolari e destre sbarrano la strada all’accordo sull’organismo etico Ue

    Eurocamera, popolari e destre sbarrano la strada all’accordo sull’organismo etico Ue

    La commissione Affari Costituzionali dell'Eurocamera boccia la proposta di regolamento per attuare l'accordo sull'organismo etico voluto dalla Commissione europea all'indomani del Qatargate. Socialisti, liberali, verdi e sinistra chiedono a Roberta Metsola di "mantenere l'impegno" preso un anno fa

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    14 Maggio 2025
    in Politica
    Parlamento Ue Plenaria organismo etico

    Bruxelles – La creazione di un organismo etico indipendente europeo, invocato a gran voce dalle maggiori istituzioni Ue all’indomani dello scoppio del Qatargate nel dicembre 2022, procede a rilento ed è sempre più un progetto svuotato di senso. Dopo i no del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea – che si sono chiamati fuori già più di un anno fa -, ora fa retromarcia anche il Parlamento europeo. Oggi (14 maggio) la commissione Affari costituzionali (Afco) ha respinto l’attuazione dell’accordo sull’organismo che dovrebbe sviluppare e applicare gli stessi standard etici e di trasparenza in tutte le stanze di Bruxelles.

    Decisiva l’opposizione del Partito Popolare europeo (Ppe), che si è schierato con i gruppi di destra ed estrema destra per affossare la proposta di aggiornamento del regolamento parlamentare necessario per includere l’organismo. Sconfessando un impegno preso dalla stessa presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, che del Ppe è parte. Alla conta dei voti, la proposta è stata respinta con 13 sì e 17 no.

    L’istituzione del nuovo organismo era stata proposta dalla Commissione europea a giugno 2023, sulla scia dello scandalo di corruzione da Qatar e Marocco che aveva visti coinvolti diversi europarlamentari e assistenti. Già svuotato di diverse prerogative, tra cui poteri investigativi e capacità sanzionatorie, nella proposta dell’allora commissaria Vera Jourova, strada facendo ha perso il supporto di due delle nove istituzioni che avrebbero dovuto farne parte (oltre al Consiglio europeo e al Consiglio dell’Ue, la Commissione europea, l’Eurocamera, il Comitato delle Regioni, il Comitato per gli Affari Economici e Sociali, la Banca Centrale Europea, la Corte dei Conti e la Corte di Giustizia dell’Ue).

    I capogruppo del Ppe, Manfred Weber, di S&d, Iratxe Garcia Perez, di Renew, Valerie Hayer, e dei Verdi, Terry Reintke, insieme alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola

    Paradossalmente, era stata proprio l’Eurocamera, in una risoluzione adottata il 12 luglio 2023, a denunciare una proposta “insoddisfacente” perché – si diceva – “non propone la creazione di un vero e proprio organismo indipendente”. Il ruolo dell’organismo, nell’accordo raggiunto a maggio 2024 dalle istituzioni, sarebbe quello di fissare standard comuni per la condotta etica dei membri e un meccanismo formale per il coordinamento e lo scambio di opinioni sui requisiti etici tra le istituzioni.

    Il Ppe, che nella scorsa legislatura era vincolato ad unica maggioranza possibile – quella con l’ala progressista composta da liberali, socialisti e verdi -, ha deciso però di voltare definitivamente le spalle al progetto, forte della nuova composizione dell’Eurocamera che vede i gruppi di destra – conservatori (Ecr), patrioti (PfE) e sovranisti (Esn) – in ascesa e capaci di assicurare una maggioranza alternativa. Una maggioranza già testata negli ultimi mesi per annacquare diversi dossier relativi alla transizione verde.

    “Siamo sempre stati favorevoli a misure volte ad aumentare gli standard etici e la responsabilità; tuttavia, ci siamo opposti con forza alla creazione di un nuovo organismo esterno che regoli il funzionamento interno del Parlamento europeo”, si legge in una nota diffusa dal Ppe. Loránt Vincze, eurodeputato popolare e membro della commissione Afco, ha dichiarato che l’organismo “violerebbe la presunzione di innocenza e stigmatizzerebbe pubblicamente i politici“. Secondo il Ppe, “anziché creare nuove strutture, dovremmo rafforzare gli organismi di contrasto esistenti, come l’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e la Procura europea (EPPO), affiancandoli alle nostre magistrature nazionali”.

    Su tutte le furie socialisti e liberali, pugnalati alle spalle dagli alleati che – nonostante patti di cooperazione e sottoscrizioni di intese – fanno sempre più fatica a tenere nei ranghi della maggioranza europeista. “Oggi il Partito Popolare Europeo ha gettato la maschera”, ha dichiarato Sandro Gozi, eurodeputato dei liberali di Renew, denunciando “una decisione grave e ipocrita: parlano di trasparenza, ma votano contro”. Condanna anche dai socialdemocratici (S&d), il cui relatore ombra per la proposta di aggiornamento del regolamento, Juan Fernando López Aguilar, ha affermato: “I conservatori sono pronti a chiedere trasparenza per le Ong, ma detestano l’idea quando questa potrebbe essere applicata a loro”.

    I coordinatori in Afco dei gruppi S&d, Renew, Verdi e Sinistra, hanno inviato una lettera a Metsola per esortarla a mantenere l’impegno del Parlamento nei confronti dell’Organismo etico. Anche se la strada ora è tutta in salita. Secondo quanto riportato da fonti parlamentari all’agenzia stampa Policy Europe, “i prossimi passi sono attualmente in discussione a vari livelli, e le opzioni includono anche una risoluzione in plenaria. I Verdi hanno già annunciato durante la riunione Afco l’intenzione di chiedere un parere al servizio legale sulla questione”.

    Tags: organismo eticoparlamento europeo

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