Bruxelles – È arrivato il via libera definitivo dal Consiglio dell’Unione europea al nuovo strumento Safe (Security Action for Europe), l’iniziativa che punta a segnare una svolta per la cooperazione europea nel settore della difesa. Oggi (27 maggio), con l’adozione formale del regolamento, Safe diventa il primo grande programma di investimento militare dell’Ue destinato a sostenere gli Stati membri che intendono rafforzare le proprie capacità attraverso appalti congiunti, con un valore che può raggiungere i 150 miliardi di euro.
Il fondo sarà utilizzato per finanziare progetti su larga scala nell’industria europea della difesa, con l’obiettivo di aumentare la capacità produttiva, colmare le lacune critiche esistenti e garantire che le forniture militari siano disponibili quando necessario. Gli Stati membri interessati potranno accedere a prestiti a lunga scadenza e a tassi competitivi, sulla base di piani nazionali da sottoporre entro sei mesi all’esecutivo Ue. Per incentivare la cooperazione, Safe prevede che i progetti debbano essere condotti, in linea di principio, da almeno due Paesi. Tuttavia, in via transitoria e in risposta all’urgenza geopolitica attuale, saranno ammissibili anche progetti nazionali.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito l’approvazione del regolamento “una tappa fondamentale” e ha sottolineato il valore politico del nuovo strumento: “L’Europa deve ora assumersi una quota maggiore di responsabilità per la propria sicurezza e difesa. Con safe, non stiamo solo investendo in capacità all’avanguardia per la nostra Unione, per l’Ucraina e per l’intero continente; stiamo anche rafforzando la base tecnologica e industriale della difesa europea”. Secondo Adam Szłapka, ministro polacco agli Affari europei, si tratta di uno strumento senza precedenti, atto a salvaguardare efficacemente l’Unione da eventuali minacce esterne: “Quanto più investiamo nella nostra difesa e sicurezza, tanto più scoraggeremo chi intende nuocerci”.
Safe sarà aperto non solo ai Paesi dell’Unione, ma anche a partner terzi. L’Ucraina e gli Stati EFTA (Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera) potranno partecipare agli appalti alle stesse condizioni dei membri Ue, sia come co-acquirenti che come fornitori. Il regolamento consente inoltre la partecipazione di Paesi candidati, potenziali candidati e Stati che hanno firmato partenariati in materia di sicurezza e difesa con l’Ue, tra cui il Regno Unito. Sono previste anche clausole per la conclusione di accordi bilaterali o multilaterali con questi Paesi al fine di ampliare ulteriormente le condizioni di eleggibilità.
L’accordo prevede che gli investimenti si concentrino sulle capacità ritenute prioritarie dal Consiglio europeo come munizioni, missili, artiglieria, capacità di combattimento terrestre, attrezzature, cyber-sicurezza e mobilità militare. Per i sistemi di difesa aerea e missilistica, capacità navali, droni e sistemi anti-drone, trasporto strategico, tecnologie spaziali, intelligenza artificiale e guerra elettronica, i fornitori dovranno avere il controllo sul design e sull’evoluzione tecnica del prodotto, a garanzia dell’autonomia tecnologica europea. Resta confermato, inoltre, il principio del “Buy European”: per essere ammissibili, i progetti dovranno garantire che almeno il 65 per cento del valore dei componenti provenga da fornitori Ue, EFTA o Ucraini.

L’approvazione di Safe non è tuttavia avvenuta senza polemiche. Il Parlamento europeo è stato completamente escluso dal processo decisionale, dopo che la Commissione ha attivato una clausola d’emergenza per bypassare l’iter legislativo ordinario. Ad aprile, la presidente del Parlamento Roberta Metsola aveva minacciato un ricorso alla Corte europea di giustizia, sostenuta da un parere legale approvato all’unanimità e da una risoluzione parlamentare di condanna. “Per la Commissione e il Consiglio la democrazia è un optional”, ha denunciato la delegazione del Movimento 5 stelle, chiedendo l’annullamento del piano approvato “senza le corrette basi legali”.
Lo strumento entrerà ufficialmente in vigore il 29 maggio 2025, il giorno successivo alla pubblicazione del regolamento nella gazzetta ufficiale dell’Ue. Gli Stati membri potranno quindi avviare la presentazione dei piani nazionali per accedere ai fondi. Per quanto riguarda il Parlamento Ue, questo ha invece due mesi di tempo per presentare un ricorso alla Corte di giustizia.












![[foto: Mattia Calaprice/Wikimedia Commons]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/12/Imagoeconomica_1783367-120x86.jpg)