Bruxelles – Sono gli Stati che hanno il potere di difendere il diritto d’autore, che può essere difeso anche in caso di “ripubblicazione” di un contenuto su una piattaforma online. Lo sostiene in un suo parere l’Avvocato Generale della Corte Ue Szpunar, nel quadro di un procedimento intentato da Meta nei confronti del governo italiano.
Le entrate degli editori si sono drasticamente ridotte con l’avvento del web, e per far fronte a tale problematica sono state adottate diverse iniziative legislative, le quali introducono nuovi diritti di proprietà intellettuale a favore degli editori di giornali. Tuttavia Meta ha proposto un ricorso al Tar del Lazio, opponendosi all enorme italiane di recepimento di una direttiva Ue che introduce gli specifici diritti d’autore che garantiscono agli editori protezione contro i “furti” d’informazione che rendono l’informazione stessa non retribuita. Szpunar si è schierato a favore delle norme di recepimento, sostenendo non solo che la garanzia dei diritti d’autore spetta agli Stati membri, i quali devono godere di discrezionalità per poter assicurare l’effettività di tali norme, ma ha anche affermato che le limitazioni così introdotte non pregiudicano la libertà di stampa, tutt’al più la rafforzano, perseguendo la sostenibilità economica della stampa, pilastro fondamentale della democrazia.
Non è la prima volta che Meta bisticcia in sede giudiziale con la stampa, per i diritti d’autore, o addirittura per la questione della veridicità delle informazioni all’interno dei social firmati Meta.
La tentacolare impresa di Mark Zuckerberg rischia di essere una minaccia alla libertà ed alla affidabilità dell’informazione. Tema purtroppo non già nuovo, ed anzi, che ha dimostrato la sua concretezza ad esempio nell’impatto che le fake news hanno giocato nelle elezioni presidenziali americane, o più in generale, le influenze illegali e corrotte che i social media hanno avuto nelle presidenziali in Romania, che dovettero poi essere annullate, od ancora, l’utilizzo propagandistico che il governo cinese fa di TikTok.
Sono vari gli episodi che dimostrano quanto ormai sia necessario normare le attività dei grandi privati delle comunicazioni e soprattutto quanto sia necessario regolare l’”area grigia” nel rapporto social media – editoria.
I social network, ed in particolare Meta, sono divenuti una delle principali fonti di informazione per una importante fetta di popolazione in tutto il mondo, specialmente fra gli under 40.
Dagli ultimi rapporti Censis emerge che più di otto italiani su dieci si informa tramite smartphone, e spesso le notizie che i giornali trovano e pubblicano, sono poi a loro volta ripubblicate sui social senza alcun compenso. La rivoluzione culturale ha profondamente sconvolto la stampa scritta e i media in generale.
Le posizioni dell’Avvocato generale, pur non essendo in alcun modo vincolanti, sono spesso accolte dalla Corte.












![[foto: Mattia Calaprice/Wikimedia Commons]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/12/Imagoeconomica_1783367-120x86.jpg)