Bruxelles – I ministri responsabili del Commercio dei Ventisette Paesi membri dell’Unione europea si riuniranno a Bruxelles lunedì in una seduta straordinaria dove a farla da padrona sarà la questione dei dazi commerciali Usa e dei negoziati con Washington.
Ieri un alto funzionario Ue ha spiegato che l’andamento della discussione sarà influenzato dal raggiungimento o meno di un accordo entro lunedì. “La Commissione ci ha informato che un accordo quadro potrebbe essere raggiunto entro pochi giorni. Quindi potrebbe esserci un accordo entro lunedì, così come potrebbe non esserci un accordo entro lunedì: non ci è ancora noto, ma è chiaro che i colloqui sono in una fase intensa e probabilmente conclusiva”, ha dettagliato.
Ma oggi è stato Palazzo Berlaymont a rivedere in negativo le aspettative con il portavoce per il Commercio, Olof Gill, che non ha dato aggiornamenti. “Restiamo completamente pronti a concludere un accordo di principio con gli Stati Uniti”, ma “non ho aggiornamenti che indichino che ciò accadrà a breve”, ha affermato nel briefing quotidiano con la stampa.
Nessuna decisione è stata adottata neanche in merito al primo elenco di contromisure dell’Unione europea che colpiscono circa 21 miliardi di beni Usa importati come risposta ai dazi di Washington su acciaio e alluminio made in Europe. Bruxelles aveva deciso di sospenderle, fino alla mezzanotte di lunedì 14 luglio, dopo la decisione del presidente Donald Trump di mettere in pausa per 90 giorni l’avvio dei dazi più severi. Sulla carta, dunque, dovrebbero scattare a partire dalla mezzanotte di martedì 15 luglio. Ma alla luce della nuova scandenza fissata dall’inquilino della Casa Bianca al primo agosto, l’Ue sta cercando di capire se metterle di nuovo in stand by per continuare a dare spazio al negoziato con gli Usa. Rispetto al “primo elenco di contromisure Ue attualmente sospese, la cui scadenza è prevista per lunedì, non vorrei che vi agitaste troppo. In sostanza, se verrà presa una decisione politica di estendere la sospensione, allora la estenderemo. Non c’è alcuna difficoltà a farlo”, ha precisato Gill. “Non mi concentrerei troppo su questo per ora: la nostra priorità, come ho ripetuto ogni giorno questa settimana, è raggiungere un accordo di principio con gli Stati Uniti, e siamo pronti a farlo. E attendiamo qualche indicazione dalle nostre controparti americane che siano pronte a fare lo stesso”, ha sottolineato.
Intanto, ad agitarsi è il mondo della produzione dell’acciaio con l’associazione Eurofer (associazione europea dell’acciaio) che denuncia il fatto che “i dazi Usa sull’acciaio al 50 per cento “stanno alimentando una situazione già esplosiva, mettendo il settore a rischio di perdere tutte le sue esportazioni verso gli Stati Uniti e di trovarsi ad affrontare un’ondata di flussi commerciali deviati dagli Stati Uniti verso il mercato Ue”. Ma l’associazione non punta il dito solo contro le tensioni commerciali in atto, secondo Eurofer l’Ue è “rimasta indietro” rispetto all’altra sponda dell’Atlantico e “la mancanza di un’attuazione coraggiosa e tempestiva” del Piano d’azione per l’acciaio e i metalli sta “ulteriormente accelerando il deterioramento” del settore.
Da un lato, dunque, il presidente Henrik Adam, avvisa che con la perdita del “principale mercato di esportazione” per via dei dazi, “il mercato europeo viene inondato dall’acciaio che gli Stati Uniti non riescono più ad assorbire”. Un contesto che va ad aggiungersi al problema “dell’enorme sovraccapacità globale, ora 5 volte superiore alla produzione totale di acciaio dell’Ue”, che “sta distruggendo intere catene del valore”. Ma agli Usa Adam riconosce di aver “costantemente perseguito – a prescindere dall’amministrazione – una strategia industriale coraggiosa” mentre “l’Ue è rimasta indietro”, con “l’attuazione del Piano d’azione per l’acciaio e i metalli che non ha ancora prodotto risultati tangibili” mentre “qualsiasi potenziale beneficio derivante dall’ultima revisione delle misure di salvaguardia dell’acciaio dell’Ue è stato completamente vanificato a causa del suo basso livello di ambizione e dell’impatto disastroso dei dazi statunitensi, che sta solo iniziando a concretizzarsi”.
Secondo Eurofer, attraverso i minori costi energetici, i sussidi verdi, la politica ‘Acquista acciaio dagli Stati Uniti’ e il forte protezionismo commerciale con la riattivazione dei dazi sull’acciaio, “l’industria siderurgica statunitense ha prima riacquistato competitività di prezzo rispetto alle importazioni, e poi ha investito in 8-9 milioni di tonnellate di nuova capacità”. E ora “si prevede che l’aumento al 50 per cento dei dazi generali aumenterà ulteriormente l’utilizzo della capacità produttiva interna degli Stati Uniti, garantendo volumi per le nuove linee di produzione attraverso la riduzione delle importazioni e l’aumento della produzione interna”. Al polo opposto l’Ue, che “ha perso 10 milioni di tonnellate di capacità produttiva solo nel 2024, il tasso di chiusura annuale più alto di sempre”, mentre “prima dell’aumento dei dazi del 50 per cento, l’Ue era il terzo maggiore esportatore verso gli Stati Uniti dopo Canada e Brasile, con circa 4 milioni di tonnellate di esportazioni di acciaio”. Nel frattempo, le risposte politiche dell’Ue sono “insufficienti”. Il Piano d’azione per l’energia accessibile e il Quadro di aiuti di Stato per l’industria pulita “non hanno portato a un sostanziale alleggerimento dei prezzi dell’energia” per le industrie ad alta intensità energetica a causa della struttura del mercato elettrico dell’Ue “che continua a generare prezzi elevati e non competitivi”.
Lunedì, dunque, i ministri avranno molto da discutere. Che venga raggiunto un accordo di principio o meno prima. “In ogni caso, i ministri avranno molto da discutere”, ha aggiunto il funzionario Ue. Sia perché la Commissione fornirà “un aggiornamento della situazione” ai ministri in riunione, sia perché ci si attende che “i ministri discutano delle future relazioni commerciali tra Usa e Ue perché anche se fosse possibile trovare un accordo commerciale di principio nei prossimi giorni, probabilmente non sarebbe la fine” del lavoro e “ci saranno molte incertezze, svolte e colpi di scena nelle settimane e nei mesi a venire”. Dunque, “non c’è dubbio che le relazioni commerciali rimarranno piuttosto imprevedibili e fragili”, ha sottolineato.

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