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    Home » Economia » In aumento frodi su migranti e importazioni cinesi, avverte l’ufficio antifrode Ue

    In aumento frodi su migranti e importazioni cinesi, avverte l’ufficio antifrode Ue

    L'Olaf ha chiuso 197 inchieste l'anno scorso in tutta l'Unione europea, emettendo 309 raccomandazioni alle autorità nazionali competenti

    Caterina Tani</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/CTBRX" target="_blank">CTBRX</a> di Caterina Tani CTBRX
    6 Giugno 2018
    in Economia

    Bruxelles – Sono i fondi europei destinati alla gestione della crisi dei migranti e le tariffe doganali i principali “protagonisti” di frodi ed evasione da parte dei gruppi criminali nell’Ue.

    Questo è quanto ha rilevato l’ufficio europeo antifrode Olaf, che il 6 giugno ha presentato a Bruxelles il suo report annuale per il 2017.

    Secondo quanto riportato dal direttore generale facente funzione dell’Olaf Nicholas Ilett, le frodi su fondi destinati ai migranti interessano più le “risorse destinate alla gestione dell’emergenza” che quelle mirate “all’integrazione a lungo termine”.

    L’Olaf concentra le proprie indagini sui Paesi coinvolti maggiormente dai flussi, come Italia e Grecia, e sugli Stati, all’esterno dell’Unione, che sono destinatari di forti somme provenienti dall’Ue.

    Come riporta l’ufficio antifrode Ue nel suo report, l’Unione “ha mobilitato oltre 10 miliardi di euro per soccorso e assistenza ai siriani”, per i Paesi dell’Unione e non.

    Tali fondi vengono veicolati principalmente attraverso organizzazioni non governative ma, come scritto nel report, sfortunatamente “attraggono l’interesse di persone e gruppi che sfruttano gli aiuti umanitari e frodano sui fondi”.

    Tale fenomeno, riporta Olaf, “ è largamente dovuto al fatto che i progetti sono sviluppati in ambienti operativi difficili, con un’autorità statale limitata e un elevato rischio di corruzione”.

    Inoltre, secondo quanto l’ufficio ha evidenziato, “gli aiuti sono elargiti attraverso partner locali”  i cui atti e documenti  “sono difficili da verificare” e “in condizioni di emergenza”.

    “Abbiamo sempre indagato sugli aiuti dell’Unione alla cooperazione – ha precisato Ilett – ma abbiamo aggiunto questo campo fra le priorità investigative da portare avanti quest’anno”.

    “E’ inevitabile, considerato l’esplosione di una crisi di questa portata” e le risorse europee mobilitate per farvi fronte, ha aggiunto Ilet.

    Un altro motivo di allarme evidenziato dall’ufficio Ue contro la frode riguarda Ungheria e Grecia, che sarebbero diventate principali punti di snodo per truffe multi-milionarie che sfrutterebbero le infrastrutture offerte dalla nuova “Via della seta cinese” per importare vestiti e scarpe dalla Cina.

    “Lo schema è semplice”, e riguarda “beni dal basso valore”, il che è furbo, dal momento che nessuno fa troppa attenzione “a jeans o simili”, quando sono in grandi quantità, ha dichiarato il direttore per gli scambi commerciali e doganali dell’Olaf Ernesto Bianchi.

    Siamo “preoccupati” e “stiamo monitorando la situazione con le autorità” ha aggiunto Bianchi.

    La frode su vasta scala, che consiste, nella pratica, nel non dichiarare il valore reale delle merci importate per pagare dazi e tasse più bassi, era stata scoperta per la prima volta nel Regno Unito, dove, secondo Olaf, andava avanti già da tempo.

    Vista l’entità del fenomeno, la Commissione europea ha chiesto quest’anno a Londra di pagare 2,7 miliardi di euro in dazi doganali persi per il bilancio dell’Ue.

    Secondo quanto riportato, la truffa si è spostata negli ultimi tempi  in Ungheria e nel porto del Pireo ad Atene – che dal 2016 è di proprietà di maggioranza della cinese Cosco Shipping.

    I dati sui flussi doganali ungheresi e greci mostrano infatti un’aumento di importazioni di abbigliamento e calzature cinesi sottovalutate negli ultimi due anni – che ha coinciso con un calo delle importazioni nel Regno Unito.

    L’anno scorso l’Olaf ha chiuso 197 inchieste  in tutta l’Unione europea, emettendo 309 raccomandazioni alle autorità nazionali competenti. Nel corso del 2017 ha aperto 215 indagini.  In quattro casi riguardanti l’Italia – su 5 aperti complessivamente – l’organismo ha formulato raccomandazioni.

    In Itali  l’Olaf ha individuato, grazie alla collaborazione con la Guardia di Finanza – che llett ha definito come “dei quasi partner” –  un caso che riguardava fondi Ue per costruire un aeroscafo per raggiungere aree remote in caso di incidenti ambientali.

    Il denaro, in realtà, è stato utilizzato per pagare l’ipoteca di un castello che rischiava il pignoramento.

    Le indagini dell’Olaf spaziano dai gravi casi di di sottovalutazione fraudolenta in cui i truffatori hanno tratto profitto dal dichiarare valori falsamente bassi per le merci importate nell’Ue, a casi nei quali sono stati individuati fondi sottratti all’agricoltura da gruppi di criminalità organizzata o frodi in grandi progetti infrastrutturali.

    Tags: cinacommissione europeaErnesto BianchifrodemigrantiNicholas IlettOlaftruffaufficio antifrode Ue

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