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    Home » Non categorizzato » Verso le elezioni europee: i Paesi baltici

    Verso le elezioni europee: i Paesi baltici

    Focus su un'area d'Europa molto spesso ignorata ma fortemente pro-europea. Estonia, Lettonia e Lituania hanno voluto l'UE e la moneta unica

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    20 Maggio 2019
    in Non categorizzato

    Di Camilla Lombardi

    Bruxelles – Con una popolazione che si aggira in media intorno ai 2 milioni di abitanti – in Estonia si parla di poco più di 1.300.000 anime – le tre Repubbliche baltiche non finiscono molto spesso sotto i riflettori della politica internazionale.

    Tuttavia, grossi cambiamenti politici stanno avvenendo al loro interno, proprio sotto il nostro naso, e le prossime elezioni europee saranno un banco di prova importante per Estonia, Lettonia e Lituania. Andiamo a scoprire quindi i partiti, i candidati e le tematiche chiave dei tre Paesi baltici (entrati nell’UE con l’allargamento del 2004) e in che modo le elezioni per il Parlamento Europeo (PE) si intersecano con la loro politica nazionale.

    Estonia

    Il più nordico dei tre Paesi baltici, con la sua e-Estonia, ha dimostrato ormai da tempo al mondo intero che spostare la maggior parte dei servizi statali su una piattaforma online è possibile, e decisamente molto comodo – oltre che pericoloso, quando come vicino di casa si ha la Russia pronta a muovere delle vere e proprie guerre cibernetiche. Alle elezioni generali dello scorso 3 marzo, infatti, più di un quarto degli 881.000 elettori estoni ha votato online per rinnovare i 101 seggi del Rigikogu, il loro parlamento unicamerale. Sarà quindi possibile votare online anche per le elezioni europee, che si terranno il 26 maggio.

    Queste recentissime elezioni generali hanno implicato una certa sovrapposizione con le europee, in termini di candidati. Al Paese, oltretutto, sarebbe spettato 1 dei 27 seggi del Regno Unito uscente, qualora la Brexit fosse avvenuta nei tempi previsti, o quantomeno entro luglio 2019; dato che la questione Brexit è tuttora a dir poco imprevedibile, è molto probabile che l’Estonia rimarrà con i suoi attuali 6 seggi nel PE. Secondo Politico, il Partito Riformatore Estone, il Partito di Centro Estone e il Partito Popolare Conservatore Estone (EKRE) sono quelli che più probabilmente se li spartiranno fra le loro singole liste nazionali.

    Kaja Kallas, vincitrice delle ultime elezioni generali estoni, è stata europarlamentare del gruppo ALDE fino al 2018, quando ha deciso di tornare a dedicarsi alla politica nazionale. Sarebbe potuta essere la prima premier donna dell’Estonia.

    Il Partito Riformatore (ALDE) è al 30% nei sondaggi per il PE. Di centro destra, è uscito vincitore dalle elezioni generali, ma la sua leader Kaja Kallas non è riuscita a ottenere la fiducia del parlamento per formare il nuovo governo. Europeista e a favore del matrimonio egualitario, si tratta di uno dei due partiti storici di governo. Il suo candidato di punta per le europee è Andrus Ansip (ex primo ministro e vice presidente della Commissione Europea dal 2014), che con il 10% di gradimento risulta fra i più quotati in assoluto nel panorama politico estone. A seguire, Taavi Rõivas, un altro ex primo ministro, e Urmas Paet, europarlamentare.

    Andrus Ansip, è anche un ex leader del Partito Riformatore Estone.

    Il Partito di Centro (ALDE) è al 21% per il PE. Il suo leader e primo ministro uscente Jüri Ratas è stato nuovamente incaricato di formare il governo lo scorso 16 aprile. Fondato subito dopo la caduta dell’URSS, è il partito di riferimento della minoranza russa in Estonia (circa il 25% della popolazione).

    In questo senso, tuttavia, sta attraversando un’evoluzione molto interessante: nel 2004, aveva sancito ufficialmente la propria ben nota alleanza con Russia Unita (il partito di Vladimir Putin), firmando un memorandum di intenti che è stato prontamente “congelato” da Ratas nel 2016 – nel timore di perdere gli elettori a cui non era piaciuta la mossa dell’annessione russa della Crimea nel 2014. L’europarlamentare Yana Toom è la candidata in cima alla lista, con il 9% di gradimento. A seguire, Enn Eesmaa, presidente del Rigikogu e vice del partito, e Aadu Must, ex parlamentare.

    Yana Toom, europarlamentare estone del gruppo ALDE per il Partito di Centro Estone.

    EKRE è al 16% per il PE. Anti-immigrati e fortemente euroscettico, questo partito da tempo invoca un referendum per un’eventuale “Estxit” dall’Unione Europea. Al contrario di altri populisti, non è affatto filorusso, ma anzi appoggia il battaglione NATO presente in Estonia dal 2017. Nonostante la posizione molto ambigua in tema di democrazia liberale, diritti umani e separazione dei poteri, in pochissimi anni ha più che duplicato i propri consensi: da 7 seggi che aveva nel Rigikogu nel 2015, ne ha ottenuti 19 alle ultime elezioni, ed è entrato nella coalizione di governo.

    Date le alte probabilità di fare il proprio ingresso nel PE, ha già assicurato il proprio sostegno alla nuovissima European Alliance of Peoples and Nations – la coalizione paneuropea di estrema destra annunciata da Matteo Salvini lo scorso 8 aprile. I candidati principali sono Mart Helme, leader del partito, e suo figlio Martin, leader del gruppo parlamentare.

    Mart Helme (destra), con il figlio Martin (sinistra).

    CONTINUA A LEGGERE SU LO SPIEGONE

    Tags: AldeAndrus AnsipEAPNEKREelezioni europee 2019estonialettoniaLituanialo spiegone

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