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    Home » Cronaca » “Approccio globale alle future crisi sanitarie”. 27 leader mondiali sostengono il trattato sulle pandemie proposto da Charles Michel

    “Approccio globale alle future crisi sanitarie”. 27 leader mondiali sostengono il trattato sulle pandemie proposto da Charles Michel

    Condivisione dei dati, ricerca e distribuzione vaccini: il presidente del Consiglio europeo propone un "Trattato internazionale sulla preparazione e la risposta alla pandemia" per rafforzare le capacità nazionali e globali contro le crisi future. Dall'Europa firmano solo una manciata di leader tra cui Draghi, Merkel e Macron. Grande assente la presidente della Commissione von der Leyen

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    30 Marzo 2021
    in Cronaca
    Charles Michel

    Charles Michel

    Bruxelles – Promuovere un approccio globale alle crisi sanitarie, rafforzare le capacità nazionali, regionali e globali e la resilienza a future pandemie. Questo il principio che guida il “Trattato internazionale sulla preparazione e la risposta alla pandemia”, sostenuto oggi (30 marzo) da 27 leader mondiali in un documento a sostegno dell’iniziativa: 25 capi di Stato e governo e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, insieme al direttore generale del Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus. Un’idea accolta da leader in tutto il mondo ma che nasce in Europa da una proposta di Michel per mettere in pratica l’approccio di “Una salute”, che metta in relazione la salute dell’uomo, degli animali e del pianeta.

    Per il capo del Consiglio Europeo una nuova pandemia “è solo questione di tempo”, quindi bisogna arrivarci preparati e la strada giusta è quella di affrontare anche le future crisi sanitarie insieme. “Nessuno è in grado di affrontarle da solo”, sostiene Michel in conferenza stampa presentando l’iniziativa. Questa conclusione deve portare a un notevole rafforzamento della cooperazione internazionale per migliorare “i sistemi di allarme”, ma soprattutto la “condivisione dei dati, la ricerca e la produzione e distribuzione locale, regionale e globale di contromisure mediche e di salute pubblica, come vaccini, medicinali, diagnostica e dispositivi di protezione individuale”.

    Tedros Adhanom Ghebreyesus

    Soprattutto all’inizio della pandemia ci “sono stati problemi di condivisione dei dati”, ha ricordato il direttore OMS ma non solo di quelli. Un anno fa esatto mascherine e altri dispositivi medici di protezione scarseggiavano e gli Stati (anche dentro l’UE) non mostravano segni di solidarietà con gli altri. Ora il problema si chiama “vaccini”: i Paesi affrontano un evidente problema di distribuzione e condivisione dei vaccini contro il Coronavirus, con gran parte di loro (compresi Stati Uniti e Regno Unito) che non sono disposti a garantire le esportazioni verso gli altri. Il COVID ha messo in luce “punti deboli e divisioni nelle nostre società”, aggiunge Michel. Ora è il momento di riunirsi come un’unica comunità globale. Per costruire una difesa contro la pandemia per le generazioni future, che vada ben oltre la crisi odierna”.

    Se l’idea “potente” (come dice il numero uno OMS) arriva da Michel, dall’Europa comunitaria e non firmano una manciata di capi di Stato e governo, tra cui il premier italiano Mario Draghi, che ha sottoscritto il trattato questa mattina “in ritardo” rispetto agli altri. Tra gli altri António Costa del Portogallo (oltre che presidente di turno dell’UE); Klaus Iohannis, presidente della Romania; il premier britannico Boris Johnson. Da Parigi, il capo dell’Eliseo Emmanuel Macron e da Berlino la cancelliera Angela Merkel. E poi ancora il premier greco Kyriakos Mitsotakis; Edi Rama dall’Albania; Mark Rutte dai Paesi Bassi; Pedro Sánchez , Primo Ministro spagnolo; Erna Solberg, premier di Norvegia; Aleksandar Vučić, presidente della Serbia; Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina.

    Ursula von der Leyen

    I quali si impegnano, insieme agli altri leader africani, latinoamericani e asiatici (qui l’elenco completo), a “garantire un accesso universale ed equo a vaccini, medicinali e diagnosi sicure per questa pandemia e quelle che seguiranno”. Grande assente la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che secondo fonti europee era a conoscenza della lettera aperta congiunta sottoscritta ieri da Michel e Ghebreyesus ma ha deciso di non sottoscrivere il documento. Almeno per ora. “La lista non è completa” dice al briefing con la stampa Dana Spinant, portavoce della Commissione europea, sottolineando la piena convergenza tra Michel e von der Leyen sui contenuti del documento. Il fatto che la presidente non abbia firmato il documento a sostegno del Trattato proposto da Michel non significa – secondo la Commissione – che non sia d’accordo con i principi che il trattato dovrebbe veicolare, tra cui lavorare per un’equa distribuzione dei vaccini nel mondo. Non si spiega però il perché non abbia voluto firmarlo e i portavoce non hanno saputo dare spiegazioni. Il direttore generale OMS chiarisce che l’intento è quello di estendere la partecipazione al Trattato “a tutti quelli che vorranno aderirvi”.

    L’assenza della Commissione sembra un controsenso anche perché il trattato pandemico sarà uno degli aspetti centrali del G20 Global Health Summit, ospitato congiuntamente dalla presidenza italiana e dalla Commissione europea che si svolgerà a Roma il 21 maggio.

    Tags: charles michelcoronavirusCovid 19effetti covid-19 giovaniEmmanuel Macronmario draghiOmsTedros Adhanom GhebreyesusTrattato sulla preparazione e la risposta alle pandemieursula von der leyen

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