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    Home » Politica Estera » L’UE inizia a ristabilire una “presenza minima” in Afghanistan: “Questo non è un riconoscimento del regime talebano”

    L’UE inizia a ristabilire una “presenza minima” in Afghanistan: “Questo non è un riconoscimento del regime talebano”

    Per Bruxelles la presenza di personale internazionale a Kabul servirebbe solo a "facilitare la consegna degli aiuti UE e monitorare la situazione umanitaria in Afghanistan", specifica il portavoce Peter Stano

    Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
    21 Gennaio 2022
    in Politica Estera
    Afghanistan UE

    Bruxelles – Sono iniziate le operazioni dell’UE per ristabilire una “presenza minima di personale internazionale” in Afghanistan. Lo ha reso noto Peter Stano, portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) in una dichiarazione alla stampa di Bruxelles.

    Ampiamente annunciata da mesi, questa decisione di Bruxelles risponde alla necessità di “facilitare la consegna degli aiuti e monitorare la situazione umanitaria”, ha specificato Stano. Tuttavia, “la nostra presenza minima a Kabul non deve in alcun modo essere vista come un riconoscimento” del regime talebano, ha sottolineato con forza il portavoce: “Questo è stato chiaramente comunicato anche alle autorità di fatto” nel Paese.

    Una fonte della Commissione ha fatto sapere che la dichiarazione di Stano è stata una reazione a un tweet “leggermente esagerato” da parte dei talebani. Il contenuto incriminato era stato pubblicato ieri sera (giovedì 20 gennaio) sul profilo Twitter del portavoce del regime, Abdul Qahar Balkhi: “Dopo il raggiungimento di un’intesa con i rappresentanti dell’UE in Afghanistan, è stata ufficialmente aperta l’ambasciata con una presenza permanente a Kabul”, specificando che il personale diplomatico “ha iniziato le operazioni sul terreno”.

    A poche settimane dalla conquista del potere in Afghanistan da parte dei talebani il 15 agosto dello scorso anno, era stato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ad affermare che l’Unione Europea non ha “altra possibilità se non impegnarci con i talebani, parlare, discutere e accordarci qualora possibile”, con l’obiettivo di “sostenere chi è rimasto nel Paese”. Per questo motivo le istituzioni comunitarie dovevano iniziare a ragionare su “come impostare una presenza UE a Kabul coordinata dal Servizio europeo per l’azione esterna”. La sede UE nella capitale dell’Afghanistan non è mai stata chiusa in tutti questi mesi: “La nostra delegazione potrebbe essere riattivata se le condizioni di sicurezza saranno garantite”, aveva avvertito Borrell.

    A ottobre si era tenuto a Doha (Qatar) un incontro informale a livello tecnico tra l’UE e i talebani con la mediazione dell’emirato del Golfo, per cercare accordi soprattutto nella gestione della crisi migratoria, mentre la Commissione annunciava un pacchetto di aiuti da un miliardo di euro a supporto dei cittadini dell’Afghanistan e dei Paesi vicini. Poco più di mese dopo era arrivata proprio dal regime talebano la richiesta a Bruxelles di assistenza operativa per garantire il funzionamento degli aeroporti, ritenuta essenziale anche dai rappresentanti dell’UE per facilitare il passaggio sicuro dei cittadini stranieri e afghani che cercano di lasciare il Paese.

    Tags: Afghanistancommissione europeajosep borrellKabulPeter StanoSeaeServizio europeo per l'azione esternatalebani

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