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    Home » Economia » Ungheria, lo sblocco dei fondi Ue resta lontano. La missione dell’Eurocamera a Budapest rileva “carenze” nelle riforme

    Ungheria, lo sblocco dei fondi Ue resta lontano. La missione dell’Eurocamera a Budapest rileva “carenze” nelle riforme

    La commissione per il controllo dei bilanci del Parlamento europeo in missione a Budapest per esaminare il processo di riforme necessario all'erogazione dei quasi 30 miliardi di euro congelati. La settimana prossima incontro con il Commissario Ue al bilancio, Johannes Hahn

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    17 Maggio 2023
    in Economia, Politica
    Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, al Consiglio Europeo (Photo by JOHN THYS / AFP)

    Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, al Consiglio Europeo (Photo by JOHN THYS / AFP)

    Bruxelles – Il braccio di ferro tra Bruxelles e Budapest sull’erogazione dei quasi 30 miliardi di euro di fondi Ue attualmente congelati sembra destinato a proseguire. Per lo meno è quanto emerge dal resoconto della delegazione del Parlamento europeo, guidata dalla presidente della Commissione per il controllo dei bilanci (Cont), Monika Hohlmeier, che si è recata in Ungheria per esaminare le questioni relative ai negoziati in corso tra la Commissione europea e il governo di Viktor Orban. Alcuni sviluppi positivi, ma preoccupazioni e carenze che persistono.

    Le risorse congelate ammontano per la precisione a 28,6 miliardi, suddivisi tra i fondi della politica di coesione (22,6 miliardi), per gli Affari interni (223 milioni) e quelli destinati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (5,8 miliardi). Per sbloccarli, tre procedure specifiche da adempiere: i “27 super-obiettivi” sullo Stato di diritto stabiliti il 30 novembre dello scorso anno dalla Commissione per sbloccare i fondi del Pnnr, le 17 riforme richieste per risolvere il procedimento avviato con il meccanismo di condizionalità sullo Stato di diritto, che tiene fermi 6,3 miliardi dei fondi di coesione, le 4 condizioni orizzontali abilitanti per accedere ai restanti 16,3 miliardi previsti dai programmi di coesione.

    Un quadro complesso, destinato a rimanere tale fino a quando Budapest non avrà intrapreso seriamente la strada dell’indipendenza giudiziaria e del rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. “Questi fondi rappresentano una grandissima opportunità per lo sviluppo dell’Ungheria, la nostra preoccupazione è fare in modo che possano raggiungere i cittadini in modo giusto, trasparente, e che tutte le regioni e le aziende del Paese ne abbiano accesso senza discriminazioni”, ha dichiarato Monika Hohlmeier a margine della tre giorni di incontri con rappresentanti del governo, del Parlamento, degli enti locali, della società civile e del tessuto imprenditoriale ungherese.

    La fotografia scattata dalla delegazione Ue: pochi sviluppi positivi e diverse carenze

    Preoccupazione che rimane forte, nonostante il riconoscimento di “alcuni sviluppi positivi“: l’istituzione della nuova Autorità ungherese per l’integrità, il rafforzamento della cooperazione tra l’Amministrazione fiscale e doganale nazionale e l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (Olaf), le riforme per aumentare l’indipendenza del consiglio nazionale della magistratura. Fino a qui tutto bene. “Ma dobbiamo confermare diverse carenze”, ha ammesso la delegazione Ue in conferenza stampa. Carenze che persistono su più fronti.

    Prima di tutto sulla “pianificazione, implementazione e controllo” dei fondi europei: gli eurodeputati non avrebbero ricevuto risposte confortanti dai rappresentanti della Direzione generale per l’audit dei fondi Ue per quanto riguarda “l’attendibilità dei conti di bilancio” e eventuali “manipolazioni o casi di frode”. E poi il nodo appalti pubblici: dagli incontri con diversi imprenditori e con l’Associazione dei comuni ungheresi sarebbero emerse ancora una volta denunce sulla “concentrazione di appalti pubblici nelle mani di alcune aziende o di persone vicino al governo attuale“.

    Una delle preoccupazioni maggiori espresse dalla comunità imprenditoriale sarebbe l’utilizzo da parte dell’esecutivo di “misure distorte e discriminatorie nel settore della competitività” all’interno del mercato unico europeo, con “modifiche arbitrarie delle leggi dal giorno alla notte e tasse speciali ingiuste” a danno di determinati comparti industriali. Addirittura Hohlmeier srarebbe stata messa al corrente di “azioni intimidatorie” verso diverse aziende, con “visite della polizia segreta e ingiustificate e frequenti ispezioni con l’obiettivo di imporre sanzioni arbitrarie”.

    Anche dal Parlamento di Budapest emerge un dato sconcertante: nel 2022 l’esecutivo avrebbe modificato il bilancio nazionale 95 volte senza mai coinvolgere i membri dell’aula. Non proprio sintomo di un’equa separazione dei poteri.

    In vista un incontro con il Commissario Ue per il Bilancio

    Le testimonianze raccolte dalla delegazione dell’Eurocamera saranno oggetto di un dibattito congiunto previsto mercoledì 24 maggio, a cui parteciperà il Commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, anche recentemente in Ungheria per una serie di dialoghi con esponenti del governo Orban.

    L’incontro sarà la base per una risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei fondi europei congelati a Budapest, “probabilmente già durante la prossima plenaria” di Strasburgo. Che terrà conto dell’obiettivo ribadito a gran voce dalla delegazione: “il nostro obiettivo non è fermare i soldi, ma fare in modo che siano spesi in Ungheria il prima possibile”.

    Tags: commissione budgetfondi uemeccanismo di condizionalitàungheria

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