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    Home » Politica » Il piano della Commissione per porre fine allo scaricabarile degli Stati membri

    Il piano della Commissione per porre fine allo scaricabarile degli Stati membri

    Il team Juncker vuole cambiare il modo in cui si prendono le decisioni nei comitati, luoghi istituzionali in cui si approvano ad esempio gli Ogm, e dove i governi spesso scelgono l'astensione per non assumersi le proprie responsabilità

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    14 Febbraio 2017
    in Politica

    dal nostro inviato

    Strasburgo – Conta solo chi vota o “si’” o “no”, chi si astiene non ha diritto a essere preso in considerazione. La Commissione europea sceglie la linea dura e sfida i Paesi membri sul processo decisionale comunitario per fare in modo che smettano di non assumersi le proprie responsabilità sui dossier “caldi” per poi dire “lo ha voluto l’Europa”. Bruxelles ha proposto una revisione del regolamento in cui l’esecutivo rivede in senso restrittivo la “procedura di comitato” o “comitologia”, la modalità di attuazione delle regole comunitarie attraverso speciali gruppo di lavoro (comitati, appunto), formati dai rappresentanti di Commissione e Consiglio, con cui vengono spesso prese importanti decisioni come quelle sull’autorizzazione degli Ogm ad esempio.

    Le novità. I comitati sono organismi speciali che assistono la Commissione nel prendere le decisioni. La Commissione propone, gli Stati si esprimono attraverso questo sistema. Nei comitati i Ventotto adottano buona parte delle proposte legislativa a maggioranza qualificata, con un voto differenziato tra le nazioni che dà più peso a quelle che hanno il maggior numero di abitanti (un voto della Germania vale molto di più di quello di Malta). Perché un dossier sia approvato è richiesto, in sostanza, che voti a favore almeno il 55% degli Stati membri, e che questa quota rappresenti almeno il 65% della popolazione complessiva dell’Ue. Ma spesso, come appunto sugli Ogm, alcuni Stati si astengono, rendendo impossibile raggiungere il quorum e lasciando alla Commissione il compito di doversi prendere la responsabilità della scelta che, quando impopolare, viene poi criticata spesso dagli stessi rappresentanti dei governi che non hanno voluto assumersi la responsabilità di una votazione chiara. La Commissione ora vuole escludere la possibilità di astensione in modo tale che se nel comitato non ci sarà una maggioranza chiara, si rinvierà ad un voto di appello dove l’esecutivo comunitario prevede di conteggiare solo chi vota “si’” e “no”, impedendo a chi si astiene di non far raggiungere il quorum. In quella sede avrà valore la votazione a maggioranza semplice. Basterà che la somma dei voti di chi si dichiari “contrario’” e “favorevole” riguardi il 50% più uno degli Stati membri (15), e la maggioranza qualificata (55% degli Stati membri, 65% della popolazione) si calcolerà sulla base dei Paesi votanti. “L’astensione non è più un’opzione”, ha scandito Margartis Schinas, portavoce della Commissione europea.

    Modifiche di difficile approvazione. Perché le nuove regole entrino in vigore però serve l’approvazione di Parlamento europeo e Consiglio Ue. Difficile immaginare che il Consiglio (gli Stati membri) voti per ridursi il potere di fare ostruzionismo o di lavarsene le mani quando gli conviene. Difficile immaginare che i governi accettino di essere messi con le spalle al muro e inchiodati alla proprie responsabilità, dovendo spiegare poi ai propri elettori perché si è votato contro o a favore di una determinata proposta. Non è chiaro nemmeno se il Parlamento, espressione della cittadinanza europea tutta e composto in proporzione alla popolazione degli Stati membri, possa accettare che le decisioni siano prese, in questi casi eccezionali, potenzialmente da una minima parte dei cittadini dei 28 Stati membri.

    Polemica politica. La proposta della Commissione intende uscire dalla logica del “ce lo chiede l’Europa”, frase questa usata sempre più spesso a livello domestico per giustificare di fronte al proprio elettorato le difficoltà interne e le debolezze esterne. In un’Unione europea dove la Commissione propone le leggi e gli Stati le approvano, la Commissione intende con questa mossa mettere in luce la responsabilità degli Stati membri, anche se i numeri da soli non giustificano la proposta del team Juncker. Sulle 1.726 opinioni prodotte in sede di comitologia nel 2015, ci sono stati solo 36 casi di mancata opinione a fronte di astensioni. Una quota pari al 2%. Ma in questo 2% ci sono le mancate decisioni su Ogm e glifosato, questioni che portano o tolgono consensi e che sono molto sensibili per l’opinione pubblica. Finora gli Stati questi consensi hanno preferito farli prendere o perdere all’Europa. La Commissione vuole invertire la rotta.

    Tags: commissione europeaconsiglio uemaggioranza qualificatastati membriteam Junckerue

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