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    Home » Politica » Frontex, il fallimento nella protezione dei diritti dei migranti. Ma “nessuna prova evidente” di coinvolgimento in pushback

    Frontex, il fallimento nella protezione dei diritti dei migranti. Ma “nessuna prova evidente” di coinvolgimento in pushback

    Presentata la relazione del gruppo di lavoro del Parlamento UE per lo scrutinio dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. "Aveva prove di violazioni, ma non ha fatto nulla per indagare e denunciare Stati membri"

    Federico Baccini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@federicobaccini" target="_blank">@federicobaccini</a> di Federico Baccini @federicobaccini
    15 Luglio 2021
    in Politica
    frontex mediterraneo

    Bruxelles – Non un coinvolgimento diretto, ma un’omissione di denuncia e di intervento. Si sono chiusi i quattro mesi di indagini esplorative da parte del gruppo di lavoro del Parlamento UE per lo scrutinio di Frontex per le possibili violazioni dei diritti umani da parte dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera e il bilancio è impietoso: le prove raccolte indicano che “Frontex ha fallito sulla tutela dei diritti delle persone migranti e non ha fatto nulla per prevenire o ridurre le violazioni in futuro”.

    È stato lapidario il commento della relatrice, Tineke Strik (Verdi/ALE): “L’Agenzia aveva le prove di violazioni dei diritti umani sulla frontiera, ma non ha fatto nulla per indagare e denunciare i Paesi membri responsabili”. Dall’Ungheria alla Grecia, fino alla Croazia (“dove dà supporto aereo, quindi è coinvolta nel controllo dei confini”), sono all’ordine del giorno i casi di pushback, respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea. Per il momento il gruppo di lavoro non ha riscontrato “nessuna prova evidente” del coinvolgimento di Frontex, il motivo per cui era stato creato il gruppo all’interno della commissione per le Libertà civili (LIBE). Tuttavia, anche laddove si sono alzate le denunce di “voci autorevoli”, come al largo delle coste greche, “Frontex ha subito chiuso il caso, senza verificare se il governo stesse mentendo“.

    Per quanto riguarda l’Ungheria il direttore esecutivo, Fabrice Leggeri, “non ha mai risposto al Forum consultivo sui diritti fondamentali [organo che riunisce le istituzioni dell’Unione e le organizzazioni della società civile per consigliare l’agenzia, ndr] che già nel 2016 sosteneva la necessità di sospendere le attività”, ha sottolineato l’eurodeputata olandese. Sospensione che è arrivata solo il 27 gennaio di quest’anno, dopo la sentenza della Corte di giustizia dell’UE che ha condannato Budapest e “ha obbligato Frontex ad agire”. Il Forum consultivo “non è mai stato coinvolto direttamente nelle strategie dell’Agenzia, quindi il rispetto dei diritti umani non è stato preso in considerazione nel momento dell’avvio delle operazioni comuni”. Inoltre l’Agenzia continua a sostenere l’Ungheria con i rimpatri aerei, “nonostante violi la legge comunitaria”, ha denunciato Strik: “Deve porre immediatamente fine a tutte le attività“.

    Nell’occhio del ciclone è finito proprio il direttore esecutivo Leggeri, già bersaglio di critiche molto aspre da parte degli eurodeputati. “Ha ritardato l’assunzione di 40 responsabili per il monitoraggio sul campo e dei 20 assunti di recente solo cinque sono operativi”. Durante il primo incontro del gruppo di lavoro a marzo, Leggeri in maniera quasi canzonatoria aveva invitato i membri del Parlamento Europeo al quartier generale di Frontex a Varsavia, “così potrete avere accesso alla consultazione di tutti i documenti rilevanti disponibili”, aveva detto. E gli eurodeputati, con in testa la relatrice Strik e la presidente del gruppo di lavoro, Roberta Metsola, l’hanno fatto. Ne è emerso che “mancano pesi e contrappesi” all’interno dell’Agenzia, che hanno permesso al direttore esecutivo di concentrare “in modo malsano” troppo potere nelle sue mani.

    Il quadro è stato tracciato dopo la visione di documenti e interrogazioni, come ha spiegato Metsola: “Noi non siamo il potere giudiziario, ma vogliamo capire cosa sia successo in questi anni, per cercare di migliorare Frontex“. Per il Parlamento Europeo rimane “di primaria importanza” che quei 40 responsabili per il monitoraggio siano assunti al più presto, “perché sono gli occhi dell’Agenzia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani dei migranti”, ha ribadito con forza l’eurodeputata maltese e vicepresidente del Parlamento UE. Frontex è stata poi invitata a “continuare ad aggiornarci sul suo lavoro”, perché non si ripetano gli errori del passato recente su un nuovo fronte di gestione dei flussi migratori: quello del confine tra Lituania e Bielorussia, dove “gli esseri umani vengono usati come scudi”, è stata l’ultima nota sinistra della vicepresidente Metsola.

    https://twitter.com/RobertaMetsola/status/1415573487989796864?s=20

    Tags: BielorussiaCroaziadiritti umaniFabrice LeggeriFrontexgreciagruppo lavoro frontexLituaniamigrantiparlamento europeopushbackrichiedenti asiloroberta metsolaTineke Strikungheria

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