“L’enorme potere in capo alla Bce di Draghi è il centro di questa storia”. E’ una delle analisi che aprono il racconto de “La lunga notte dell’euro”, scritto da Alessandro Barbera e Stefano Feltri (Rizzoli, 252 pagine, 16 euro) e coglie probabilmente il punto. Più della Commissione europea (ovviamente), più della Germania, più forse anche del consesso del Consiglio europeo, la fermezza, la freddezza e la credibilità di Mario Draghi sono stati gli elementi che hanno permesso a questi governi pasticcioni di, a quanto pare, cvare fuori l’euro da una tempesta che avrebbe potuto travolgerlo.
E’ stata una storia incredibile, un po’ come quella degli uomini dell’Endurance quasi cento anni fa, partiti con una gran nave e tante feste, e salvati solo grazie alla capacità di un uomo determinato che navigò per oltre 800 miglia marine su un guscio di noce sul quale nessuno avrebbe scommesso e riuscì a salvare tutti, come ora sembrano tutti salvi, dal Portogallo, all’Irlanda, all’Italia (?) e alla Spagna. La Grecia resta indietro, ma oramai, è chiaro che è fatta. Il fatto, notato da Barbera e Feltri che la Banca centrale europea avrebbe solo una “minore legittimità democratica” è discutibile, perché allora vanno messe in discussione tutte le banche centrali nazionali (di tutto il mondo) e la loro legittimità. In fondo, va riconosciuto, sono stati proprio quei governi poi dimostratisi, come sottolineano gli autori, ora inetti, ora pavidi, ora sottomessi, e poi alle volte anche assertivi, a scegliere Mario Draghi, uomo ben più determinato e forse credibile di Trichet, il suo predecessore.
Epperò è anche corretta l’analisi del libro quando spiega che “le colpe dell’Europa non devono suonare consolatorie per noi… se c’è una ragione che ha portato all’eccesso di austerità è la necessità di ingabbiare chi, come l’Italia, non ha voglia di cambiare”. In fondo la durezza della Germania è stata dettata anche, e molto, da questo: ok al fondo salva stati, si disse a Belino quasi inaspettatamente, ma in cambio dei nostri (reali o potenziali soldi) vogliamo poter controllare che chi è in difficoltà cambi regime e dunque imponiamo dei vincoli. In Grecia, è evidente ed è ben spiegato, si sono fatti errori madornali, arrivando a sbagliare anche semplici formule matematiche, ma chi poteva fidarsi di un paese che, in maniera strutturale, per anni e anni, ha truccato i conti pubblici? D’altra parte, voi presterete una cifra significativa a uno scavezzacollo che non offre garanzie?
Poi parte il racconto, ben scritto e piacevole, pieno di retroscena e curiosità e grande attenzione a quel che è accaduto in Italia, dal 2008 in poi, che giunge a riconoscere una verità che in molti faticano ad ammettere: “Le previsioni catastrofiste di alcuni sulla tenuta dell’euro sono (per ora) andate a vuoto”. E probabilmente lo sono in via definitiva.
Lor