L’idea di possibili elezioni anticipate in Grecia non piace affatto al Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che lancia un monito ad Atene: “Non vorrei vedere forze estreme al potere”. A fine mese nel Parlamento greco si teranno tre scrutini per eleggere il presidente della Repubblica, con la probabilità che falliscano in quanto il candidato promosso dal governo in carica dispone di un blocco di voti piuttosto risicato: 155 sui 180 necessari. Ciò significherebbe andare a delle elezioni politiche anticipate in cui, almeno nei i sondaggi, la favorita è la sinistra radicale di Alexis Tsipras, Syriza. Un’evenienza che a Jean-Claude Juncker non piace, tanto da intervenire, e neanche tanto velatamente, nel dibattito politico di Atene. “Non voglio commentare sulle possibilità di un partito o l’altro, ma preferirei se venisse fuori qualche volto già conosciuto”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea nel corso di un dibattito in onda su Orf, la Tv pubblica austriaca.
Il partito di Tsipras, Syriza, per alcuni sondaggisti risulta essere davanti al centro-destra di Nuova democrazia, del premier Antonis Samaras. Quel che preoccupa il Presidente è che la sinistra radicale greca si è più volte espressa contro le misure di austerità e soprattutto a favore della cancellazione del debito di Atene nei confronti della Troika, , Commissione, Fmi e Bce, che ha eseguito il piano di salvataggio della Grecia nel 2011. Per Juncker, però, è di fondamentale importanza che l’esecutivo ellenico stia nei binari delle regole e dei processi di Bruxelles, per questo auspica che ad Atene ci sia un governo “di persone che hanno un occhio ed un cuore per la gente in Grecia ma che capiscano anche la necessità dei processi europei”. Tra questi, non è un mistero che il riferimento vada a Stavros Dimas, il candidato a presidente della Repubblica proposto dal governo di centro-destra, commissario europeo per l’Ambiente fino al 2010 ed ex funzionario della Banca mondiale e ministro dell’agricoltura. Uno dei portavoce della Commissione aveva dichiarato, nei giorni scorsi, che la decisione del governo di Atene di candidare “un ex commissario ed un convinto europeista è un segnale forte verso l’Europa, una decisione che può aiutare a rimuovere le incertezze nei mercati”.
All’indomani dell’annuncio del primo ministro Samaras di anticipare le elezioni per il Capo di Stato greco (previste il 17, 23 e 29 dicembre), la borsa di Atene aveva registrato un crollo di quasi il 13%, fomentando le preoccupazioni Bruxelles sulla stabilita dei mercati azionari. La mossa del premier ellenico nasconde insidie, in quanto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica servono 200 consensi su 300 deputati, che al terzo scrutinio scendono a 180 ma il governo di centro-destra ne ha sicuri solo 155, e pur contando sul probabile sostegno di una flotta parlamentari di Sinistra democratica, potrebbe non raggiungere il quorum richiesto.