I cacciatori europei si ribellano alla decisione della Commissione europea di presentare una proposta che tende a vietare il commercio dei prodotti derivati dalla foca prelevati nelle acque comunitarie. Nello stesso la proposta della Commissione, che non vieta la caccia in se, mira a rendere più facile per i prodotti di foca cacciati dagli Inuit in Canada essere importati sul mercato comunitario.
Secondo la Federazione della associazioni venatorie e per la conservazione europee (Face) la proposta “stabilisce un precedente pericoloso per la sostenibilità e l’etica ambientale. Incoraggia la caccia delle foche nelle acque dell’UE, mentre allo stesso tempo limita l’uso di ciò che viene cacciato – favorendo così spreco di risorse naturali dell’Unione”. Secondo i cacciatori europei la proposta rischia di avere un impatto negativo sugli stock ittici dell’UE, pur riguardando “quote irrisorie: 1.000 capi in Finlandia e 200 in Svezia”. La proposta della Commissione fa parte di un pacchetto per conformarsi ad un rapporto di maggio 2014 dall’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). “La decisione del Wto non vuole in alcun modo obbligare l’UE ad adottare questo divieto. Al contrario, l’Organizzazione favorisce il commercio finché non ingiustificatamente discriminare altri paesi”.
Secondo la Face dunque la decisione della Commissione “costituisce una discriminazione senza precedenti e ingiusta contro cittadini dell’UE. La Commissione vuole accettare che le foche cacciate dagli Inuit in Canada e Groenlandia possano essere spedite in tutto il mondo e essere vendute nei mercati in tutti gli Stati membri, mentre quelle cacciate da cacciatori e pescatori dell’UE appena fuori i nostri confini saranno vietate negli stessi mercati”, afferma Johan Svalby, direttore Affari legali e pubblici di Face. “La proposta, che, da un lato favorisce la caccia, mentre dall’altro limita l’uso di ciò che viene cacciato – rischi di trasformare le foche da preziosa risorsa a materiale di scarto – insiste Svalby -. Come cacciatori non potremo mai accettare questa flagrante violazione dei principi di uso sostenibile e tradizionale, a cui l’Unione europea è vincolata ai sensi della Convenzione sulla diversità biologica. Tale assurdità deve essere fermata!”
Le foche, spiega un esperto cacciatore, “non sono né minacciate né protette dalle Direttive EU perché abbondanti”. In pratica, spiega questi signore, “la Commissione dice, ammazzatele pure, queste foche, che danno fastidio agli allevamenti di pesce, ma per carità non avete il permesso di commerciarne i prodotti derivati (pelliccia, grasso, carne). Ovviamente tale soluzione non ci piace poiché, questo sì fa dei cacciatori degli sparatori senza etica”. Per gli appassionati di attività venatorie questa “è una battaglia di principio, poiché parliamo di una caccia estremamente limitata, con numeri minuscoli. Il problema è che se cominciamo a vedere calpestato il principio di uso sostenibile non potremo mai più invocarlo efficacemente per altri tipi di caccia”.