Bruxelles – Con il voto finale del Consiglio dell’Unione europea, si chiude definitivamente uno dei dossier più discussi degli ultimi anni in materia di conservazione: il lupo non sarà più classificato come “strettamente protetto” ma semplicemente “protetto” ai sensi della direttiva Habitat.
Il provvedimento, oggi (5 giugno) adottato formalmente, aggiorna la legislazione europea in linea con le modifiche introdotte alla Convenzione di Berna, il trattato internazionale che tutela la biodiversità nel continente. La nuova classificazione permetterà agli Stati membri una maggiore flessibilità nella gestione delle popolazioni di lupo, pur mantenendo l’obbligo di garantirne uno “stato di conservazione favorevole”. Resta la possibilità, per i singoli paesi, di applicare misure più rigorose a livello nazionale, incluso il mantenimento dello status di protezione rigorosa.
La modifica arriva in un contesto di ripresa demografica della specie: secondo uno studio della Commissione pubblicato nel 2023, la popolazione di lupi in Europa è quasi raddoppiata in dieci anni, passando da circa 11.000 esemplari nel 2012 a oltre 20.000 nel 2023. Tuttavia, l’espansione della specie ha sollevato crescenti tensioni per l’impatto sulle attività zootecniche. I dati più recenti indicano circa 65.500 capi di bestiame uccisi ogni anno nell’Ue.
Il lupo “è un pericolo”. La Commissione europea valuta una revisione dello status di protezione
La decisione di rimettere mano alla legislazione sul lupo si colloca anche nel solco delle polemiche legate al motivo dietro la proposta della Commissione europea, vale a dire l’uccisione di un pony di proprietà della presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, che da quel momento ne ha fatto una questione personale. Ora l’iter legislativo è finito.
L’atto legislativo sarà pubblicato a breve nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore dopo venti giorni. Con questa decisione, si conclude un capitolo aperto da anni e spesso oggetto di confronto tra istanze di conservazione e interessi economici nei territori rurali europei.