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Brexit? Sarebbe una catastrofe: l'allarme delle università britanniche

Brexit? Sarebbe una catastrofe: l'allarme delle università britanniche

Secondo gli atenei un'uscita della Gran Bretagna dall'Ue porterebbe alla perdita di decine di milioni di finanziamenti europei e al drastico ridimensionamento delle istituzioni accademiche più prestigiose

Bruxelles – L’uscita della Gran Bretagna dall’Ue? Una catastrofe. Se appena ieri David Cameron sosteneva che il Paese sopravviverebbe benissimo ad una Brexit, c’è chi la pensa in modo diametralmente opposto. Le università britanniche, ad esempio. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sarebbe un’autentica catastrofe per gli atenei e i centri di ricerca britannici. L’allarme lo hanno lanciato alcuni dei principali accademici e scienziati del Paese. Secondo gli studiosi interpellati dal quotidiano Guardian, la prospettiva, in caso di ‘Brexit’, è la perdita di decine di milioni di sterline di finanziamenti, con il drastico ridimensionamento a livello internazionale delle più prestigiose istituzioni accademiche britanniche.

L’appartenenza di Londra all’Unione, sottolinea il gruppo che si è autodenominato Scienziati per l’Ue, è stata un fattore decisivo per l’eccellente reputazione raggiunta dalle università britanniche a livello mondiale. L’eventuale uscita dall’Europa si tradurrebbe in un immediato taglio dei finanziamenti, con gravi conseguenze sulla capacità di trattenere o reclutare i migliori talenti a livello internazionale. Cosa ancor più grave, la Brexit renderebbe difficili quelle forme di collaborazione a livello internazionale sulle quali si fonda la ricerca di alto livello.

“L’uscita sarebbe un disastro. Naturalmente, danneggerebbe la ricerca e le università britanniche in termini di capacità di attrarre i migliori docenti, i migliori studenti e i finanziamenti. Ma non sarebbe questa la cosa più grave” avverte Sir Steve Smith, rettore dell’Università di Exeter: è “ampiamente dimostrato”, continua lo studioso che “la ricerca migliore è condotta da persone che lavorano a livello internazionale”. E ancora, “l’economia della conoscenza di maggior successo si realizza quando gli studiosi pubblicano insieme a studiosi di altri Paesi. L’apparteneza all’Ue rende tutto questo enormemente più semplice”.