Bruxelles – L’accordo tra la Grecia e le istituzioni, sulla riforma delle pensioni e sulle misure di bilancio è vicino, ma il superamento della prima revisione del programma è bloccata dal Fondo Monetario internazionale che continua ad aumentare le sue richieste. In un’audizione alla commissione Affari economici del Parlamento europeo, il ministro delle Finanze ellenico, Euclid Tsakalotos, ha affermato di trovare “difficile da capire perché secondo l’Fmi dovremmo fare altre misure che sarebbero politicamente difficili e economicamente controproducenti”. “Non vogliamo misure pro cicliche”, soprattutto ora che il Paese “è nel fondo della recessione”, ha dichiarato il ministro.
“Sulla questioni di bilancio le istituzioni sono divise, il nostro punto di vista è vicino a quelli di Commissione, Bce e Esm”, l’organismo che materialmente elargisce il prestito ad Atene, mentre “l’Fmi chiede misure addizionali”, anche se “la Grecia ha fatto un immenso lavoro finora e messo in campo un ampio numero di riforme”, ha rivendicato Tsakalotos. Ma questo per il Fondo, che è tornato a far parte del programma a gennaio, non basta e la sua visione è viziata da un approccio troppo meccanicistico della questione greca che non tiene conto della realtà dei fatti e si limita a guardare ai numeri. “Ci dicono che dobbiamo ulteriormente tagliare le pensioni”, ma “negli ultimi 5 anni sono state tagliate già 11 volte, riducendole del 40%”, e ora il governo di Syriza “sta portando anche avanti una riforma per unire gli oltre 300 fondi pensione in uno solo, un intervento che sarebbe difficile nella maggior parte dei Paeisi europei”.
Quello che l’organizzazione diretta da Christine Lagarde dovrebbe capire è che “in Grecia le pensioni funzionano come una sorta di assegno familiare, e quindi le cifre che parlano di una generosità del sistema sono fuorvianti”, ha dichiarato l’esponente di Syriza. “Mia zia”, ha raccontato il ministro, “guadagna 600 euro di pensione e con quei soldi mantiene suo figlio disoccupato e aiuta sua nipote negli studi”. Certo, ha riconosciuto, “il sistema pensionistico non dovrebbe essere usato come sussidio di disoccupazione o per politiche del mercato del lavoro”, ma “il bilanciamento della spesa sociale” verso altre voci, e non soltanto quella pensionistica, “potrà cominciare quando saremo usciti dalla crisi”.
Il braccio economico di Alexis Tsipras ha anche rivolto un appello alle istituzioni perché ricomincino le trattative tecniche. I rappresentanti di Bruxelles hanno lasciato Atene lo scorso 5 febbraio e la discussione su un loro possibile rientro nel Paese dovrebbe esserci all’Eurogruppo di lunedì prossimo. Ma il tempo stringe. “Fa parte della strategia del governo finire la prima revisione del programma il prima possibile”, e sbloccare così non solo una ulteriore tranche del prestito, ma anche la tanto attesa discussione sulla ristrutturazione del debito, così come promesso dall’accordo con l’Eurogruppo a luglio. “Il tempo è parte della strategia”, ha incalzato Tsakalotos che ha detto di non capire “né come accademico, né come ministro delle Finanze della Grecia, perché i tecnici delle istituzioni non ritornino al tavolo delle trattative”.