Bruxelles – L’Ue fa progressi, ma l’Italia resta indietro dal punto di vista degli standard europei dell’economia digitale. Il dato emerge dall’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi) del 2017, presentato stamattina dal vice-presidente della Commissione europea Andrus Ansip, responsabile per il Mercato unico digitale.
Il Desi illustra la prestazione dei 28 Stati membri in una varietà di settori che vanno dalla connettività e le competenze digitali alla digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici. Nel complesso l’Ue ha compiuto progressi, migliorando la propria prestazione digitale di 3 punti percentuali rispetto all’anno scorso, dice il rapporto, ma la situazione varia da uno Stato membro all’altro. Il caso dell’Italia – al 25esimo posto della graduatoria, come lo scorso anno – è un esempio concreto di questa tendenza: nonostante alcuni miglioramenti, vari Stati membri, tra cui Polonia, Croazia, Italia, Grecia, Bulgaria e Romania, sono ancora in ritardo in termini di sviluppo digitale rispetto alla media dell’Unione, indica il Desi.
“L’Ue ha fatto progressi lenti negli ultimi 25 anni, lenti ma costanti. Sono buone notizie, ma non possiamo fermarci qui. Ci sono ancora troppe differenze tra Paesi membri, rischiamo di finire con una doppia velocità del digitale”, ha detto Ansip presentando i dati generali sull’Ue. Questi progressi non sono sufficienti per affrontare le esigenze future di rapidità e qualità dei collegamenti. Il Parlamento europeo e il Consiglio stanno attualmente discutendo le proposte della Commissione relative alla revisione delle norme UE in materia di telecomunicazioni e all’incentivazione degli investimenti nelle reti ad altissima capacità, per soddisfare il crescente fabbisogno di connettività dei cittadini europei. La priorità è fare in modo che la prossima generazione di reti di comunicazione mobile (5G) possa essere ampiamente utilizzata a partire dal 2020.
Inoltre, si spiega nell’indice, nel 2016 la Commissione ha proposto nuove regole per promuovere il commercio elettronico, contrastando la pratica del blocco geografico, rendendo la consegna transfrontaliera dei pacchi meno costosa e più efficiente e promuovendo la fiducia dei consumatori grazie a una migliore protezione e applicazione delle norme. Bruxelles ha proposto anche di semplificare l’imposta sul valore aggiunto per le imprese che operano nel settore del commercio elettronico nell’UE. Queste iniziative, una volta adottate dal Parlamento europeo e dagli Stati membri, agevoleranno per privati e imprese le vendite e gli acquisti oltre frontiera.
Rispondendo alle domande dei giornalisti, Ansip descrive così la situazione italiana: “Durante gli ultimi due anni il trend è stato abbastanza positivo. Molto lavoro deve essere fatto per raggiungere la connessione 5g nel Paese, altrimenti sarà assai più complicato sfruttare il mercato digitale; va creato un ambiente fruttuoso. Il futuro dipende dalla volontà dei politici italiani”. Uno dei problemi dell’Italia è la cronica mancanza di investimenti? “Sì”, risponde il vice-presidente della Commissione, “bisogna cercare nuovi strumenti per attrarre investimenti, soprattutto nelle aree rurali italiane. Tuttavia il trend è positivo, sono ottimista. Bisogna lavorare molto perché il 25esimo posto non è accettabile per un Paese come l’Italia”.