di Fabio Colasanti
La Commissione europea, da buon chef, ha posto sul tavolo della signora Merkel e di Emmanuel Macron il menu di quello che è immaginabile fare per dar seguito alle loro annunciate intenzioni di rafforzare l’Eurozona.
Il menu è diviso in tre parti, gli antipasti, che consistono essenzialmente nel completamento di quello che è stato già annunciato, il piatto principale, che consiste nello sviluppo di un certo numero di strumenti che potrebbero rafforzare sostanzialmente l’eurozona e di un dessert politico, il rafforzamento della trasparenza e del controllo democratico.
Lo chef ha fatto sapere che gli antipasti, che sono in corso di preparazione, potrebbero essere consumati da qui al 2019. Il piatto principale (o i piatti principali, perché ci sono varie possibilità) dovrebbero cominciare a essere preparati il prima possibile, ma le grosse decisioni e il loro lancio sarebbero per il periodo 2020-2025. Il rafforzamento politico dovrebbe anche essere compiuto in questo periodo.
La Commissione europea ha fatto un buon lavoro tecnico, ma ha rifiutato di indicare preferenze politiche. Questo è forse corretto e corrisponde alla vera natura della Commissione. Non è però quello che molti si sarebbero aspettati da una Commissione che si dichiara spesso “politica” (espressione molto infelice che la Commissione dovrebbe abbandonare).
La prima fase, quella da compiere entro il 2019, consiste nel completamento dell’Unione dei mercati dei capitali. Qui si tratta di completare un numero di cose abbastanza ben chiare e identificate: riduzione ulteriore dei rischi per il settore finanziario, una strategia europea per le “sofferenze” bancarie, l’attribuzione al sistema di risoluzione delle banche di risorse finanziarie sufficienti per permettere di far fronte ad una crisi e, cosa molto interessante, la preparazione della possibilità di lanciare obbligazioni cartolarizzate sui titoli di stato dei paesi dell’eurozona (Sovereign Bond-Backed Securities, SBBS).
Non si tratterebbe di una mutualizzazione dei titoli di stato, ogni paese rimane responsabile per il rimborso dei suoi titoli, ma di un meccanismo che permetterebbe di risparmiare molto sugli interessi pagati (i tassi di interesse pagati su questo obbligazioni cartolarizzate sarebbe più bassi dei tassi di interessi raccolti sui titoli di stato acquistati e cartolarizzati e i grossi utili ritornerebbero agli stati membri secondo le quote della loro partecipazione all’organismo incaricato dell’operazione (probabilmente il fondo salva-stati, l’EMS). Per di più, questa operazione creerebbe una categoria di titoli a bassissimo tasso di interesse che sarebbero molto graditi sul mercato rendendolo più fluido.
Meno chiaro è l’impatto e la realizzabilità di altre misure indicate per rinforzare la convergenza in Europa (Unione Economica e Fiscale). L’impressione è che si sia voluto coprire anche questo aspetto, ma senza essere in grado di proporre gran ché. Le misure per il rafforzamento “democratico” in questa fase sono sostanzialmente cosmetiche.
La fase 2020-2025 contiene invece delle misure molto più sostanziose. Si va dalla messa in opera di un sistema europeo di garanzia sui depositi bancari a una diversa regolamentazione dell’acquisto di titoli di stato da parte delle banche per ridurre l’esposizione delle banche ai titoli del proprio paese. C’è poi anche la proposta di creare un “titolo europeo sicuro”. Il linguaggio utilizzato per presentare questa proposta è ambiguo. Il testo utilizzato potrebbe anche coprire degli “eurobonds”, ma più probabilmente coprirà l’emissione degli SBBS appena discussi. In una grossa conferenza che si è tenuta il giorno dopo la presentazione del documento, Pierre Moscovici, riferendosi a questa proposta, ha fatto capire che non si tratta certo di una mutualizzazione del debito pubblico esistente, ma ha lasciato la porta aperta ad altre possibilità.
Per quanto riguarda l’Unione Economica e Fiscale si va dalla creazione di un meccanismo centrale di stabilizzazione economica allo sviluppo di un nuovo sistema di trasferimenti verso gli stati membri più poveri che sia maggiormente legato alla realizzazione di riforme economiche e a una semplificazione delle regole del patto di stabilità e crescita.
Al livello politico le misure sono numerose: una presidenza permanente dell’Eurogruppo, la trasformazione di questo in un’istituzione ufficiale, una rappresentanza esterna unica per l’Eurogruppo e l’integrazione nei trattati di tutte le misure riguardanti l’unione monetaria. Sulla lista c’è anche la creazione di un ministero del Tesoro dell’Eurozona e la trasformazione dell’Esm in un Fondo Monetario Europeo.
Nell’insieme, il lavoro della Commissione è ben fatto, il menu si presenta bene ed è abbastanza esteso. La Commissione ha precisato i confini tecnici delle discussioni. Ma le vere battaglie saranno politiche. Le forze politiche, il Pse e il Pd, hanno adesso un quadro di riferimento. Dovranno capire in che direzione potranno andare Francia e Germania e che spazi e che alleanze si potranno costruire per intervenire su alcuni aspetti. Ma fuori da questo quadro di riferimento ci saranno solo discussioni accademiche. Bisognerà rendersene conto.