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Ictus.

Ictus. "Basta disparità, tutti devono avere le stesse possibilità di curarsi"

L'appello dell'organizzazione euopea dell'ictus (ESO) durante un incontro al Parlamento europeo

Bruxelles – Se hai un ictus, hai più probabilità di sopravvivere se risiedi nel Nord Italia e non al Sud. Se abiti in Francia, invece, più sei ricco, meno corri il rischio di rimanere disabile. In poche parole, i danni che potresti riportare non dipendono tanto dalla tempistica, quanto dal tuo salario e dal luogo dove ti trovi.

Secondo l’organizzazione europea dell’ictus (ESO) questa disparità – evidenziata da un report del Parlamento europeo – è inaccettabile e bisogna garantire a tutti lo stesso accesso alle cure e al trattamento. Il come, lo hanno spiegato i medici e i professori con una conferenza al Parlamento europeo questo pomeriggio.

Prima di tutto, sostengono, bisogna riuscire a sensibilizzare la comunità scientifica e ad informarla riguardo l’utilizzo di nuove pratiche come il trattamento endovascolare per infarto miocardio e l’angioplastica di nuova generazione. A proposito di quest’ultima, nel report si legge che “potrebbe essere l’unica opzione per una parte significativa della popolazione colpita da un attacco ischemico. La rimozione dei grumi di sangue è particolarmente importante per i pazienti che o non hanno la possibilità di avere accesso ai farmaci o hanno occlusioni che non possono essere risolte con la trombolisi. Oltre a questo, i medici pensano che sia utile scambiare best practices e formare meglio il neuro-radiologo intervenzionalista che è responsabile

“Abbiamo l’opportunità di rivedere la cura dell’ictus acuto e di potenziare il trattamento endovascolare. Questa è una rivoluzione”, ha detto la dottoressa Valeria Caso ricordando che l’ictus “ha conseguenze economiche e sociali sui sopravvissuti, sulle loro famiglie e sulla società”.

L’organizzazione europea per l’ictus si rivolge anche ai politici affinché s’impegnino a sostenere l’implementazione delle strategie sulla gestione dell’ictus e a garantire che le possibilità di guarire, in caso di ictus, siano le stesse sia che si vive al sud o al nord, ad est o a ovest, in Finlandia o in Romania. 

“Tutte le parti interessate devono lavorare insieme e i governi devono essere responsabili di quanto sia redditizio garantire un trattamento più efficace ed efficiente”, ha detto il professore Urs Fischer.

Gli ha fatto eco l’europarlamentare Aldo Patriciello, presente all’evento. “L’ictus è un problema paneuropeo. Se miglioriamo lo scambio di best practices, la cooperazione e le capacità dei professionisti, possiamo davvero mettere fine a questa lotteria dell’ictus”.

Secondo le ultime stime pubblicate, l’ictus colpisce circa un milione di persone ogni anno. Di queste, un terzo non riesce a sopravvivere e un altro terzo riporta danni irreversibili, spesso così gravi da costringere le persone a smettere di lavorare. Al momento, gli sforzi finanziari degli Stati membri ammontano a 45 miliardi di euro ma è probabile che aumentino. Secondo gli studiosi, nei prossimi anni ci sarà un 34% di casi in più.