Roma – Il governo Conte ha la fiducia di entrambi i rami del Parlamento ed è, a 94 giorni dalle elezioni del 4 marzo, finalmente nel pieno delle sue funzioni. Dopo il voto di ieri in Senato, l’esecutivo incassa alla Camera una maggioranza più ampia 350 voti su 630. Ai 222 deputati del Movimento 5 stelle e i 124 della Lega si è aggiunto il deputato di Forza Italia Vittorio Sgarbi – ha votato in dissenso dal proprio gruppo ritenendo che, dopo il via libera del leader azzurro Silvio Berlusconi al dialogo tra Lega e M5s, votare la fiducia sia doveroso per Fi – e con lui 6 parlamentari del Maie, la componente del gruppo misto che fa riferimneto agli italiani all’estero. Mancano all’appello 3 voti della maggioranza, da individuarsi probabilmente tra gli assenti giustificati. All’opposizione il Pd, Forza Italia e Leu, mentre Fratelli d’Italia ha optato per l’astensione come al Senato.
Nella replica che il capo dell’esecutivo ha tenuto a Montecitorio non si sono registrate grandi novità rispetto al discorso pronunciato a Palazzo Madama. Ha ribadito che “siamo nella Nato e vogliamo rimanerci ‘optime’ (benissimo, ndr)”, ed è tornato a sottolineare che il suo “governo ha l’ardire di poter promuovere anche delle nuove politiche economiche”. Lo scopo è favorire “la crescita economica e sociale”, ma “nel rispetto dell’obbiettivo di discesa progressiva del debito” pubblico. “Bisogna vedere come arrivarci”, ha indicato riferendosi a un “dibattito fiorente e molto articolato” in atto nelle sedi europee. “Ci siederemo a quei tavoli per esprimere un indirizzo politico e ci auguriamo di avere la fermezza e la risolutezza per essere ascoltasti dai nostri partner”.
Nell’avarizia di novità sul programma di governo, un’informazione emerge riguardo la gestione dei fondi europei. La ministra per gli Affari regionali e le autonomie Erika Stefani (Lega) – a capo di uno dei dicasteri cui ci si attenderebbe di veder assegnate le deleghe ai fondi di coesione – non ne sapeva nulla. Alla richiesta se le competenze fossero state attribuite a lei o meno, ha ammesso candidamente di non esserne a conoscenza: “Dobbiamo verificare. È una domanda che mi hanno fatto anche altri, ma non lo so”. Anche la sua collega Barbara Lezzi (M5s), titolare del ministero per il Sud non ha dato indicazioni: “Stiamo vedendo”. L’unico in grado di dare a Eunews lumi sull’argomento è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. “Le deleghe non sono ancora state assegnate, lo faremo la prossima settimana”, ha rivelato. L’idea è di “riorganizzare” la gestione delle politiche di Coesione, ha spiegato, e alla fine “molti dei fondi verranno attribuiti alla ministra Lezzi, ma non tutti”. Si va dunque verso uno spacchettamento, in controtendenza con quanto fatto nella passata legislatura, nella quale l’istituzione dell’Agenzia per la coesione ha introdotto una regia più centralizzata nella gestione dei finanziamenti europei.