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    Home » Economia » Deficit e debito più forti della crescita (che un po’ c’è), le stime economiche per l’Italia preoccupano l’Ue

    Deficit e debito più forti della crescita (che un po’ c’è), le stime economiche per l’Italia preoccupano l’Ue

    Le previsioni d'autunno confermano l'ultimo posto in classifica nell'Unione, con un fragile +0,1% del Pil nel 2019 e nel 2020, a fronte di un deterioramento dei conti troppo forte. Rischio violazione dei parametri sul deficit nel 2020. "Politiche previste potrebbero rivelarsi meno efficaci"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    8 Novembre 2018
    in Economia

    Bruxelles – L’Italia non è un problema per gli altri Paesi dell’eurozona e dell’Unione europea. Non adesso, almeno. Resta però un sorvegliato speciale, perché lo stato dei conti pubblici nei prossimi due anni si deteriorerà. Aumentano deficit e debito, secondo le previsioni economiche d’autunno della Commissione europea. Aumenta anche la crescita, a dire il vero, un dato che conferma le teorie del governo Conte per cui si aumenta la spesa pubblica per aumentare la crescita. Tuttavia incertezza e preoccupazioni restano, anche perché L’Italia è l’ultima per crescita nell’Unione nel 2019.

    I numeri

    Riduzione del Prodotto interno lordo (Pil) dello 0,2% nel 2018 rispetto alle precedenti stime di luglio (da 1,3% a 1,1%), aumento dello 0,1% nel 2019 sempre rispetto alle previsioni di quattro mesi fa (da 1,1% a 1,2%), cui si aggiunge un’ulteriore lieve miglioramento nel 2020 (+0,1%, con Pil a 1,3%).

    I modesti indici positivi della crescita però si scontrano con quelli ben più negativi di deficit e debito. Il primo è previsto al 2,9% in rapporto al Pil per il prossimo anno (era all’1,7% l’ultima volta), e addirittura al 3,1% nel 2020, oltre la soglia massima prevista da regole e vincoli Ue (3%). Anche il debito si deteriora, e non poco. Se a maggio scorso, l’ultima a volta in cui l’esecutivo comunitario aveva diffuso le stime in materia, si prevedeva una riduzione al 129,7% in rapporto al Pil, adesso Bruxelles lo considera al 131%.

    La situazione nel 2020 potrebbe migliorare qualora venissero attivate le clausole di salvaguardia. Queste, insieme all’impatto potenziale di nuove misure “rappresentano rischi al rialzo” per le proiezioni fiscali, e quindi margini di miglioramento, tutti però da dimostrare.

    Tanto rumore per nulla

    I numeri sono lì a mostrare all’Italia che per avere un poco di crescita in più, che in pratica non è nulla, si parla sempre di un fragile “zero virgola” (0,1% in più nel 2019 e nel 2020) le finanze pubbliche si deteriorano molto di più. In sostanza il gioco non vale la candela, col rischio poi di entrare nel 2020 in procedure per deficit eccessivo a causa dello sfondamento del tetto del 3%, che vorrebbe dire ‘commissariamento’ fiscale e impossibilità di spesa ai sensi delle regole comuni.

    Anche perché le prospettive di quel +0,1% di crescita “sono soggette ad un’elevata incertezza in presenza di rischi al ribasso più intensi”. Vuol dire, e la Commissione lo mette nero su bianco, che “le misure politiche previste potrebbero rivelarsi meno efficaci, con un impatto minore sulla crescita”. In particolare “l’incertezza sulle politiche del governo potrebbe influenzare il sentimento e la domanda interna”. Infine, “il previsto passo indietro (rollback, testuale) delle riforme strutturali fa presagire problemi di occupazione e crescita potenziale”.

    Nessun contagio, rischi per le banche

    “Le prospettive per le finanze pubbliche in Italia hanno spinto gli spread dei rendimenti dei titoli sovrani italiani significativamente più alti negli ultimi mesi”, si ricorda nel documento. Ciò nonostante “finora non è stato osservato alcun contagio verso altri Stati membri”. Tuttavia, avverte nell’introduzione il capo della direzione generale Ecfin, Marco Buti, “in Europa l’incertezza sulle prospettive per le finanze pubbliche in Italia ha portato a maggiori spread di interesse, e l’interazione del debito sovrano con il settore bancario è ancora preoccupante”.

    Con la manovra più debiti e più povertà 

    “Le previsioni economiche presentate oggi dalla Commissione europea smascherano le bugie del governo: questa manovra non porterà più crescita ma solo più debiti e più povertà. Su questo il governo è riuscito coalizzare tutti contro l’Italia. A dar ragione alla Commissione infatti sono tutti i ministri dell’Eurozona, dai teorici del rigore a chi si è sempre battuto per maggiore flessibilità e persino chi si dichiara sovranista e amico del governo italiano. Inoltre oggi i dati diffusi da Svimez indicano che a pagare di più le conseguenze dell’aumento dello spread sono le aziende del Sud, più dipendenti dai prestiti bancari”, ha dichiarato la capodelegazione degli eurodeputati Pd Patrizia Toia.

    Tags: banchecommissione europeaconti pubblicicrescitadebito pubblicodeficiteurozonaitaliamanovraMarco Butipatrizia toiaPilprevisioni economiche d'autunno

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