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Bilancio pluriennale europeo, Conte chiede che sia ambizioso e
Giuseppe Conte

Bilancio pluriennale europeo, Conte chiede che sia ambizioso e "a prova di futuro"

Il premier chiede all'Ue di "spendere meglio", sia per le nuove priorità come migrazione, sicurezza, innovazione, digitale, che per le politiche tradizionali, come la Coesione e la Politica agricola Comune

Bruxelles – Non correre, come vorrebbe fare la Commissione europea, per avere un negoziato di qualità. E’ quanto ha chiesto, a quanto si è appreso, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando ai colleghi durante la parte di Consiglio europeo dedicata alla questione del Quadro finanziario pluriennale 2021-2017, sul quale peserà un taglio di circa 10 per cento dovuto all’abbandono della Gran Bretagna dell’Unione europea.

Conte, nella riunione in corso a Bruxelles, ha sostenuto che la tempistica, in un negoziato così complesso, non debba andare a discapito della qualità del confronto. L’obiettivo italiano è di avere un Quadro Finanziario Pluriennale ambizioso e “a prova di futuro”, che secondo il premier vuol dire pensare a uno strumento in grado di “spendere meglio”, sia per le nuove priorità come migrazione, sicurezza, innovazione, digitale, sia per le politiche come la Coesione e la Politica agricola Comune, “che garantiscono effettiva convergenza socio-economica e sostegno agli imprenditori”.

Conte ha anche sostenuto la necessità che il bilancio sia flessibile, per poter essere utilizzato in caso di emergenza, per intervenire agevolmente su questioni come la disoccupazione giovanile, disastri naturali, crisi migratoria. L’Italia spera che vengano destinati maggiori fondi per la migrazione, e in particolare secondo il presidente del Consiglio occorre maggiore cooperazione con i Paesi di origine e transito. Parallelamente l’Ue deve impegnarsi, ha sostenuto Conte, a promuovere lo sviluppo sociale in Africa anche con nuove forme di investimento coinvolgendo i capitali privati.

Sulla Politica di Coesione l’Italia è preoccupata per la proposta di ridurre il moltiplicatore per le regioni meno sviluppate, perché questo, ritiene il governo, penalizzerebbe le regioni depresse. La Politica Agricola Comune è un settore “che non deve subire ulteriori tagli”, ha concluso Conte, anche perché riguarda cittadini particolarmente esposti all’impatto della globalizzazione.