Bruxelles – Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria, ha respinto la proposta della Commissione europea di subordinare i fondi della politica di coesione post 2020 al rispetto dei target economici dei singoli paesi.
L’articolo 15 della della proposta di regolamento della Commissione europea riguardante la condizionalità macroeconomica è stato, infatti, soppresso con il voto favorevole di 372 europarlamentari (tra questi i membri dei gruppi di M5S, PD, Lega e la maggior parte dei deputati di Forza Italia, dei conservatori e di altre aree di sinistra), il voto contrario di 300 (tra cui la maggioranza dei popolari europei) e 3 astensioni.
In base a questo controverso meccanismo, la Commissione propone al Consiglio di sospendere anche totalmente i pagamenti dei programmi regionali, qualora uno Stato non abbia adottato azioni efficaci per correggere, ad esempio, il suo disavanzo eccessivo oppure in altri scenari legati al rispetto di vincoli economico-finanziari (che è materia di competenza dei governi).
La correlatrice Constanze Krehl (S&D) ha dichiarato: “L’accoppiamento dei finanziamenti regionali dell’UE con le condizionalità macroeconomiche, come proposto dalla Commissione, avrebbe significato punire ingiustamente le autorità regionali per le decisioni prese dai governi nazionali. Il Parlamento ha pertanto respinto tali disposizioni. ”
L’altro co-relatore della proposta, Andrey Novakov (PPE) durante la conferenza stampa ha spiegato che la maggior parte dei popolari europei (162 contrari alla soppressione dell’articolo 15 – tra cui egli stesso, nda – e 30 favorevoli) è favorevole ad una versione più leggera della condizionalità macroeconomica proposta dalla Commissione, preannunciando che “l’articolo 15 sarà oggetto di dibattito durante il trilogo” con Consiglio e Commissione.
La Commissione europea aveva presentato a maggio 2018 un pacchetto di proposte che disciplinano le politiche di coesione nel contesto del nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-207. La proposta di regolamento sulle disposizioni comuni stabilisce norme comuni per sette fondi a gestione condivisa (i principali sono il fondo di coesione, il fondo sociale europeo e il fondo europeo di sviluppo regionali). Gli attuali undici obiettivi politici della politica di coesione fino al 2020 sono stati sostituiti da cinque obiettivi strategici, per supportare l’innovazione, la mobilità, l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e lo sviluppo urbano sostenibile. Sebbene la politica di coesione continuerà ad investire in tutte le regioni, ancora sulla base di 3 categorie (meno sviluppate, di transizione, più sviluppate), nel metodo di assegnazione dei fondi, oltre al PIL pro capite che rimane il principale indicatore, sono inseriti nuovi criteri (disoccupazione giovanile, livello di istruzione basso, cambiamenti climatici e accoglienza e integrazione dei migranti) per riflettere meglio la realtà dei territori. Altre norme riguardano maggiori opportunità per creare sinergie tra differenti strumenti del bilancio dell’UE, regole più semplici (la Commissione propone 80 misure di semplificazione rispetto al quadro attuale), un maggiore uso di strumenti finanziari e uno sforzo maggiore per migliorare la comunicazione della politica di coesione nei confronti dei cittadini.
Gli altri principali emendamenti approvati dal parlamento al Regolamento delle disposizioni comuni sui sette fondi strutturali 2021-2027, riguardano l’aumento del tasso di co-finanziamento europeo fino all’85% (rispetto al 70% proposto dalla Commissione) per le regioni in ritardo di sviluppo, fino al 65% (rispetto al 50%) per le regioni in transizione, fino al 50% (rispetto al 40% proposto) per le regioni maggiormente sviluppate, e il mantenimento del livello di finanziamento pari a 378,1 miliardi di euro (a prezzi 2018) anche per il prossimo settennio. Che si traduce, poiché verranno a mancare le regioni britanniche per via di Brexit, in una richiesta di aumento di fondi.
Infine, è stata approvata la proposta di utilizzare i fondi europei per contribuire all’eliminazione della povertà, anche per onorare l’impegno assunto dall’Unione e dai suoi Stati membri in vista del conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, aprendo la strada al finanziamento – per esempio con il nuovo Fondo Sociale Europeo Plus – di misure finora finanziate esclusivamente con risorse nazionali. Il testo finale è stato adottato con 460 voti favorevoli, 170 voti contrari e 47 astensioni.