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L'EDITORIALE

di Lorenzo Robustelli
Direttore di Eunews Follow @LRobustelli
Coronavirus, Istituzioni UE provano a limitare viaggi e ferie dei dipendenti nelle zone a rischio

Coronavirus, Istituzioni UE provano a limitare viaggi e ferie dei dipendenti nelle zone a rischio

Un messaggio che può provocare pericolosi effetti a catena dannosi per l'intera Italia. Intanto è confermato il contagio di due dipendenti dell'Unione

Bruxelles – Stop ai viaggi nelle zone a rischio in Italia e negli altri focolai nel mondo come Giappone, Cina, Singapore, Iran, Corea del Sud.

A quanto si è appreso da fonti nelle Istituzioni europee a Bruxelles, le rispettive Direzioni per le risorse umane hanno preso iniziative per non concedere o scoraggiare permessi e ferie ai dipendenti che intendono recarsi in queste aree.

Eccezionalmente – scrive una di queste comunicazioni – richieste di permessi (per recarsi in quelle zone, ndr) saranno approvate se dovutamente giustificate da specifiche ragioni familiari. Nel qual caso dovrà essere accettata una quarantena volontaria per 14 giorni dopo il ritorno, accompagnata da una richiesta di telelavoro”.

Le regole sono diverse a secondo delle istituzioni: per Commissione e Consiglio solo zona rossa, per Servizio di azione esterna e Parlamento le intere regioni.

Una circolare dell’Ufficio del Segretario generale delle Scuole Europee (quelle riservate ai figli dei dipendenti delle Istituzioni, dei diplomatici e poche altre categorie) afferma che: “Ogni membro dello staff deve evitare di viaggiare in queste aree (le ‘zone rosse’, ndr) e, se lo fa, può rientrare al lavoro solo dopo 14 giorni dalla data di ritorno”. La regola della quarantena ovviamente vale anche per gli studenti, e va applicata nel senso che il ritorno a lezione è permesso “solo se tutti i membri della famiglia sono asintomatici”.

La Commissione europea, tramite la vice portavoce Dana Spinant, ha oggi “confermato”  un caso di contagio per un dipendente dell’Agenzia europea per la difesa (EDA) che ha quindi annullato tutte le riunioni che si sarebbero dovute tenere presso la sua sede fino al 13 marzo, come misura precauzionale. Un secondo caso è stato confermato, sempre oggi, presso il Segretariato generale del Consiglio europeo.

Un provvedimento che lascia un po’ perplessi, a dire il vero, perché in realtà si limita la libertà di movimento dei dipendenti (che sono comunque obbligati, se sono stati in quelle zone, a dichiararlo al ritorno per fare la quarantena) trattandoli da bimbi irresponsabili. In realtà non si può neanche avere la certezza che non si recheranno in quei luoghi.

Inoltre non è un messaggio di solidarietà verso l’Italia, considerata in buona parte zona bandita tramite una decisione che, presto o tardi, come sta avvenendo con questa notizia, uscirà dai palazzi di Bruxelles e provocherà deleteri effetti a catena per un Paese membro.