Bruxelles – Avanti con il sostegno all’economia finché necessario, ma iniziando a ragionare ad un ritorno alla normalità. Per tutto il 2021 UE ed Eurozona dovranno continuare a godere della stessa ricetta di stimoli, poi dal 2022 ogni Paese dovrà attivare politiche “differenziate” nel rispetto della diversità delle economie nazionali. La Commissione europea mette fine al regime di ‘liberi tutti’ nella comunicazione per le politiche di bilancio necessarie a gestire gli impatti recessivi della pandemia di COVID-19.
Uno dei passaggi chiave della comunicazione di oggi riservata agli Stati membri, è quello in cui si dice che “nella prospettiva di una progressiva normalizzazione dell’attività economica nella seconda metà del 2021, le politiche di bilancio degli Stati membri dovrebbero diventare più differenziate nel 2022″. Vuol dire riforme personalizzate, perché i sistemi Paesi non sono tutti uguali. Lo shock economico da pandemia è simmetrico nella misura in cui non ha risparmiato nessuno, ma è asimmetrico perché ci sono settori più colpiti in alcuni Paesi rispetto ad altri. In Italia e Grecia, ad esempio, è colpito il turismo. Per questo “per il 2022 le politiche fiscali dovrebbero essere differenziate in base al ritmo di ripresa di ciascun paese e alla situazione fiscale sottostante“, puntualizza il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni.
Per questo motivo la Commissione europea in occasione delle previsioni economiche di primavera che pubblicherà a inizio maggio “ valuterà i programmi di stabilità e convergenza e proporrà orientamenti di politica di bilancio specifici per paese nell’ambito del pacchetto di primavera del semestre europeo”. Ci saranno dunque raccomandazioni specifiche per Paese. Il che vuol dire riforme da dover varare e attuare. La clausola di salvaguardia, quelle attualmente attivava e che sospende il patto di stabilità, evita sanzioni ma “non sospende le procedure”, si ricorda a Bruxelles.
A proposito: la sospensione dell’obbligo di rispetto di parametri e vincoli del patto di stabilità continuerà per altri due anni, quello in corso e tutto il prossimo. La comunicazione mette nero su bianco quello che già era stato detto a voce, e cioè che “le attuali indicazioni preliminari suggerirebbero di continuare ad applicare la clausola di salvaguardia generale nel 2022 e di disattivarla a partire dal 2023“.
In prospettiva la Commissione suggerisce agli Stati che le situazioni specifiche dei Paesi dell’UE e ancor più quelli dell’eurozona “continueranno a essere prese in considerazione dopo la disattivazione della clausola di salvaguardia”. Condizione importante, e che interessa da vicino l’Italia in quanto fortemente colpita dalla crisi, “nel caso in cui uno Stato membro non sia tornato al livello di attività economica pre-crisi, tutte le flessibilità del patto di stabilità e crescita saranno pienamente utilizzate, in particolare quando si propongono orientamenti per la politica di bilancio”.
In generale per Paesi come l’Italia con elevato debito il consiglio è quello di “perseguire politiche di bilancio prudenti, preservando gli investimenti finanziati a livello nazionale e utilizzando le sovvenzioni del meccanismo di recupero e resilienza per finanziare ulteriori progetti di investimento di alta qualità”. Mentre per Paesi come la Germania l’obiettivo è quello di continuare a spendere. “Gli Stati membri con bassi rischi per la sostenibilità dovrebbero orientare i propri bilanci verso un ulteriore sostegno all’economia nel 2022″.
L’UE ragiona dunque al ritorno alla normalità, senza però tralasciare le necessità per l’immediato, e “gli Stati membri dovrebbero sfruttare al massimo il meccanismo per la ripresa”, ricorda il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis. “Questo offre loro un’opportunità unica di sostenere la propria economia senza gravare sulle finanze pubbliche. Misure tempestive, temporanee e mirate consentiranno un regolare ritorno a budget sostenibili a medio termine”.
“Hanno vinto il buon senso e il pragmatismo, una linea che da sempre il Movimento 5 Stelle porta al Parlamento europeo”, commenta Tiziana Beghin, capodelegazione pentastellata. “Tuttavia – aggiunge – , non è il momento di facili entusiasmi: il vero obiettivo finale è la riforma del Patto: i vincoli di bilancio appartengono a un’altra epoca storica, sono anacronistici e frenano investimenti e crescita. La proposta del Movimento 5 Stelle è quella di una ‘golden rule’ europea per gli investimenti sostenibili, che incida concretamente dal punto di vista ambientale ma anche sociale. Il lavoro in Europa è appena iniziato, saremo soddisfatti solo quando lo avremo portato a termine”.
Ma per il lavoro servirà tempo, anticipa Gentiloni. Riscrivere le regole del patto di stabilità e aggiornarne i parametri è tutt’altro che un esercizio semplice. “E’ una questione che divide la nostra famiglia” europea, riconosce presentando i contenuti della comunicazione. “È importante costruire il consenso, e non è qualcosa che si ottiene in una sola riunione, anche se lunga”.