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Migranti come mezzo di pressione, l'UE nega liberalizzazione dei visti al regime bielorusso

Migranti come mezzo di pressione, l'UE nega liberalizzazione dei visti al regime bielorusso

La decisione contenuta nel nuovo pacchetto di misure in materia di immigrazione. Non si colpisce la popolazione, ma solo membri di governo e parlamento centrali e locali, assieme ai componenti di corte costituzione e corte suprema

Bruxelles – L’Unione europea continua nel suo braccio di ferro con la Bielorussia. Quale risposta ai tentativi di “destabilizzare” il blocco dei Ventisette con l’arma dei migranti, la Commissione UE ha deciso di escludere tutte le sfere politiche dal processo di liberalizzazione dei visti.

Bruxelles riconosce il Paese guidato da Alexander Lukashenko come sostenitore di “movimenti migratori sponsorizzati dallo Stato”. Un’espressione, questa, che indica una situazione in cui uno Stato crea artificialmente e volutamente immigrazione regolare, da usare per scopi specifici.

Da questa estate la Bielorussia usa l’arma dei migranti per spaventare l’Europa. In Lituania, Polonia e Lettonia si registra “un aumento senza precedenti” degli attraversamenti irregolari delle frontiere, soprattutto iracheni, dietro cui “c’è evidenza” dell’attività di Minsk. Da qui la decisione di escludere gli esponenti del regime dal processo di liberalizzazione dei visti. Ora la proposta passerà al vaglio del Consiglio.

La concessione a condizioni agevolate e prezzi ridotti dei documenti di viaggio non colpisce tutta la popolazione della Bielorussia, ma solo quanti lavorano per istituzioni e organismi. Membri del governo e del Parlamento centrale, membri dei governi e dei parlamenti regionali, così come componenti della Corte costituzionale e della corte suprema nell’esercizio delle loro funzioni. L’UE sferra dunque un attacco al regime di Lukashenko ad ogni livello.

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