Bruxelles – Sulle nozze tra PD e Movimento 5 Stelle in Parlamento europeo si sta ragionando, e nulla per il momento è escluso, in un senso o nell’altro. Ma quello su cui non si può transigere è che i socialdemocratici siano esclusi dall’assegnazione delle presidenze delle istituzioni UE. Il segretario del Partito democratico si presenta a Bruxelles per dettare linea e agenda europee di partito. Enrico Letta incontra la delegazione italiana del gruppo S&D nel giorno in cui si consuma lo strappo con Carlo Calenda, che lascia il gruppo S&D per entrare in quello dei liberali europei a causa dell’intenzione di provare davvero a portare i pentastellati nel centro-sinistra europeo. Ma Letta sostiene Sassoli per il ruolo di presidente dell’Eurocamera ora che se ne dovranno rinnovare i vertici. E’ questa la battaglia prioritaria.
Come sempre a metà legislatura si rinnovano i presidenti di Parlamento europeo e Consiglio europeo, attualmente David Sassoli (socialista) e Charles Michel (liberale). In questo rinnovamento, ragiona il segretario Dem, “credo che sarebbe profondamente sbagliato che l’immagine della leadership europea della seconda parte della legislatura finisse per essere una immagine tutta spostata verso le posizioni conservatrici e liberali, perché oggi lo spirito dell’Europa non è questo”.
Arriva così l’endorsement di Letta per il ‘suo’ uomo, sulla base di considerazioni politiche fondate dalla realtà acquisita e quella mutata. I popolari hanno la presidenza di Commissione europea (Ursula von der Leyen), Banca centrale europea (Christine Lagarde, una carriera politica per i Repubblicani affiliati al PPE) ed Eurogruppo (Pascal Donohoe). Il liberale Charles Michel cerca la conferma, e in caso di un esponente PPE alla testa dell’Eurocamera i socialdemocratici sarebbero fuori gioco.
Una situazione che non rispecchierebbe l’attuale mosaico politico europeo, dal momento che rispetto a due anni e mezzo fa il PPE ha perso tre leader. Prima l’uscita di Fidesz dal Partito dei popolari europei, poi i cambi al governo in Bulgaria e Germania. Al PPE sono rimasti otto tra capi di Stato e di governo. Insomma il peso del centro-destra europea è cambiato e non più così forte. Per questo Letta sostiene Sassoli per un secondo mandato da presidente del Parlamento europeo.
“La vittoria tedesca ed italiana dimostrano che oggi oggi in Europa c’è una forte tendenza progressista e noi chiediamo che questa forte presenza progressista sia vista, visibile e ben rappresentata a livello di leadership europea”, rivendica ancora il segretario del PD. “Credo che ci sarebbe un decalage assolutamente insopportabile tra l’immagine che l’Europa darebbe con una leadership tutta conservatrice e liberale se venisse cambiato il presidente Sassoli con un presidente conservatore e venisse mantenuto il presidente liberale del consiglio europeo”. Il tema “l’ho posto a livello di gruppo qui a Bruxelles e ne parlerò anche con Draghi, che sarà protagonista di queste discussioni al Consiglio di dicembre”.
Sul futuro del gruppo in Parlamento europeo, Letta non si sbilancia. Stiamo cominciando una discussione“, si limita a dire. “La dobbiamo affrontare in modo molto laico, è ed una discussione che a livello europeo affronteremo e stiamo affrontando coinvolgendo e discutendo con tutti, con grande apertura di spirito”. Per un ingresso dei 5 Stelle nel gruppo S&D si dovrà attendere.
In una nota diffusa il 12 novembre gli eurodeputati del PD spiegano che “viene vista come un fatto positivo la volontà del Movimento 5 Stelle di sciogliere le ambiguità e chiarire la propria appartenenza a uno schieramento alternativo alla destra sovranista”. Dunque i deputati dem hanno deciso “di accettare un confronto richiesto dal Movimento 5 Stelle su un eventuale ingresso nel gruppo S&D, a cui non opponiamo pregiudiziali ma del quale neppure immaginiamo un esito predeterminato”. La discussione, conclude la delegazione, “viene e verrà svolta in maniera trasparente sotto la guida dei rispettivi capidelegazione e insieme ai nostri partiti nazionali”.