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È l’Italia il Paese in cui il volano della Banca UE per gli investimenti produce di più

È l’Italia il Paese in cui il volano della Banca UE per gli investimenti produce di più

Ogni euro del Fondo impiegato nel nostro Paese è capace di mobilitarne 12 dagli investitori privati. La media dell’Unione è pari a 8

Roma – L’Italia è il Paese in cui le garanzie offerte della Banca europea per gli investimenti attraggono maggiormente il capitale privato. Il primato emerge dai dati sull’attività annuale della Bei relativi al 2021. A sottolinearlo è la vicepresidente BEI, Gelsomina Vigliotti, secondo la quale il risultato del nostro Paese “ha superato ogni aspettativa”, riuscendo ad attrarre oltre 12 euro di capitale privato per ogni euro del Fondo europeo di garanzia impegnato. La media attesa dell’Ue era di 8 a 1.

È bastato firmare operazioni per 3 miliardi di euro, lo scorso anno in Italia, per generare investimenti pari a 36, 7 miliardi. Una leva analoga si registra considerando le operazioni approvate, che con un valore di 4 miliardi hanno prodotto 48,9 miliardi di investimenti. Sono performance che spingono la Bei a considerare queste forme di sostegno finanziario “il futuro dell’utilizzo di risorse pubbliche” per stimolare gli investimenti, indica ancora Vigliotti.

La numero due di Bei sottolinea che per l’istituto “la nuova finanza non è solo prestiti”. Al di là del sostegno finanziario, BEI offre assistenza e supporto tecnico agli enti pubblici e ai soggetti privati per metterli nelle condizioni di sfruttare al meglio le risorse, perseguendo al contempo l’obiettivo di indirizzare le scelte verso la sostenibilità ambientale e sociale dei progetti, spingendo anche la transizione digitale.

Una nota dolente nella relazione della vicepresidente riguarda il Mezzogiorno. “Non posso nascondere che il Sud non è destinatario della maggior parte dei progetti” finanziati o garantiti da Bei, confessa Vigliotti. La motivazione è duplice, spiega: “Da un lato è minore la presenza di soggetti industriali, e dall’altro c’è una minore capacità amministrativa” da parte degli enti locali. Un aspetto, quest’ultimo, su cui rimane ancora molto da lavorare.

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