Roma – San Valentino sfiorito? No, è più in auge che mai, nemmeno il COVID è riuscito a mettere in quarantena questo appuntamento: dai fiordi del Nord Europa passando per la tour Eiffel e poi sulle spiagge nostrane non c’è fidanzatino alla Peynet che il 14 febbraio non celebri la ricorrenza.

(Foto: Imagoeconomica)
In Svezia enormi quantità di rose, cuori di gelatina e pasticcini sono scambiati dagli innamorati. in Danimarca e in Norvegia gli uomini mandano alle amate delle poesie anonime, firmando con tanti puntini quante sono le lettere che compongono il loro nome. In Germania, come in Austria, gli innamorati si scambiano fiori, cioccolatini o regali a forma di cuore. In questi due stati poi, c’è l’usanza di regalare un maiale, simbolo di fortuna e buon auspicio…
E’ classica in Francia la cena romantica, la passeggiata all’ombra della Tour Eiffel o lungo la Senna o ancora sugli Champ Elysèe, i famosi Campi Elisi. Gli inglesi amano preparare con le proprie mani dolci come biscotti e torte a forma di cuore e scambiarsi dolci, orsetti di peluche o fiori. In Olanda è tipico un cuore di liquirizia. Tradizionali le rosse rosse in Spagna, in Ungheria è tradizione invece regalare i bianchi bucaneve e sono gli stessi ragazzi ad andare nei prati a raccoglierli.
E in Italia? Quest’anno pare che la tradizione sia “sfiorita”, nel senso letterale della parola. Non che l’appuntamento del 14 febbraio sia passato in disuso. No, è che proprio mancano i fiori italiani. La colpa? Il massiccio rincaro dell’energia che colpisce pesantemente la produzione dei florovivaisti italiani, a tutto vantaggio dei produttori di paesi stranieri che, a parità, possono contare su un minor costo della manodopera, spesso grazie anche allo sfruttamento del lavoro. E’ l’allarme che lancia la Coldiretti, di fronte a un boom dei costi energetici: “Con rincari fino al 50% per il riscaldamento delle serre, cui si accompagnano i rincari sui carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni”.
Nel dettaglio “il rincaro dell’energia – denuncia la Coldiretti– non risparmia fattori fondamentali di produzione come i fertilizzanti con aumenti che vanno dall’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%) alle torbe con un +20% mentre per gli imballaggi gli incrementi colpiscono dalla plastica per i vasetti (+72%) dei fiori al vetro (+40%) fino alla carta (+31%)”.
La scomparsa dei fiori italiani dai mercati rischia peraltro di favorire le importazioni da Paesi stranieri che nel 2021 hanno già fatto registrare un aumento del 20% in valore, rileva ancora la Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi dell’anno appena concluso. E “spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento come nel caso delle rose dal Kenya per il lavoro sottopagato e senza diritti e i fiori dalla Colombia dove ad essere penalizzate sono le donne”.
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