Città del Vaticano – ‘L’Orrore di Bucha’. Non ci gira intorno l’Osservatore Romano, che in prima pagina prova a raccontare i massacri commessi dall’esercito russo alle porte di Kiev. Un video diffuso dal ministero della Difesa ucraino mostra mezzi militari che avanzano per le strade disseminate di cadaveri di civili, alcuni hanno le mani legate dietro la schiena. “Si ode un silenzio di morte”, scrive il quotidiano della Santa Sede. Le fosse comuni sono visibili anche dai satelliti, quindici metri circa, in un terreno accanto a una chiesa. Una strage che si è messa in mezzo al complesso dialogo tra cristiani, un ostacolo che, giorno dopo giorno, si alza fino a diventare insormontabile. Agli appelli costanti di Papa Francesco il patriarca di Mosca risponde ancora sollevando un muro.
Il Pontefice non riesce a convincere il ‘fratello Kirill’, che torna a difendere la guerra. Durante una celebrazione con le forze armate, il primate ortodosso insiste: “Amiamo la pace, ma amiamo anche la nostra Patria e siamo pronti a difenderla nel modo in cui solo i russi possono fare”. Kirill arriva non solo a giustificare gli orrori ma quasi a incitare la nazione: “La maggior parte dei Paesi del mondo è ora sotto l’influenza colossale di una forza, che oggi si oppone alla forza del nostro popolo. Dobbiamo essere molto forti e quando dico ‘noi’, intendo, in primis, le forze armate ma non solo. Tutto il nostro popolo oggi deve svegliarsi”, tuona.
“La logica della guerra si è imposta un’altra volta, perché non siamo più abituati a pensare nella logica della pace. Siamo testardi, siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino”, twitta Jorge Mario Bergoglio, con le stesse parole usate in conferenza stampa, sul volo che da La Valletta lo riportava a Roma. “Bisogna piangere sulle tombe”, è il monito. “Non ci importa della gioventù? – chiede -. Sono addolorato per ciò che succede oggi. Non impariamo. Che il Signore abbia pietà di noi, di tutti noi. Tutti siamo colpevoli!”. Come al rientro da ogni viaggio all’estero, questa mattina il Papa si è raccolto in preghiera a Santa Maria Maggiore, davanti alla Salus Populi Romani.
Da Kiev, intanto, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, continua a chiedere la presenza del Pontefice: “Stiamo lavorando per garantire che la visita del Santo Padre abbia luogo”, fa sapere. Il Papa è molto atteso e il suo eventuale viaggio, scandisce, “sarebbe un potente gesto per la pace”.
La Civiltà Cattolica, storica rivista dei gesuiti, dalle colonne della collana ‘Accenti’ riprende una definizione coniata da Francesco e parla di ‘Terza guerra mondiale a pezzi’: “Oggi comprendiamo pienamente quanto giusta sia”, si osserva. Quello che avviene sullo scacchiere mondiale è una “guerra progressiva”, che coinvolge altri scenari insanguinati: lo Yemen, la Siria, l’Etiopia. Un bagno di sangue che, scandisce la rivista, “sembra inarrestabile”. Per i confratelli di Bergoglio c’è la consapevolezza che esista un legame tra “l’evoluzione del difficile rapporto di fratellanza tra Ucraina e Russia e il parallelo conflitto tra cristiani di Chiese poi separate da uno scisma”. La guerra in corso ha, dunque, “anche radici religiose”.