Bruxelles – Solo quattro Stati membri dell’Unione europea dispongono di “scorte strategiche” di gas, tra questi l’Italia insieme al Portogallo, la Svezia e l’Ungheria per parte della sua capacità. E’ quanto ha messo in evidenza in un rapporto l’Agenzia europea per la cooperazione tra i regolatori dell’energia (ACER) in cui si fa il punto sulla situazione attuale dello stoccaggio del gas nell’Unione europea, elaborato con le informazioni delle autorità nazionali di regolamentazione dell’energia degli Stati membri.
Lo stoccaggio strategico è una pratica del mercato energetico per cui gli operatori di energia dedicano una certa quota delle loro riserve allo stoccaggio strategico, rendendola in sostanza non disponibile a livello commerciale e i cui costi sono socializzati tra i partecipanti al mercato. Lo scopo è quello di mettere da parte riserve strategiche di gas in caso di momenti di crisi di approvvigionamento o riduzione di fonti di approvvigionamento. Quello che l’UE vive nel pieno della crisi geopolitica con la Russia, e con un aumento dei prezzi dell’energia all’ingrosso iniziata molto prima dell’invasione dell’Ucraina e dovuta in parte anche alla scarsità delle forniture di gas all’Europa che in autunno si è scontrata con una forte ripresa della domanda nelle economie dopo la fase acuta di pandemia di COVID-19.
Il rapporto ACER arriva subito dopo la pubblicazione da parte dell’Unione europea di una proposta di regolamento ai governi sullo stoccaggio del gas, per preparare l’UE al prossimo inverno in caso di tagli alle forniture da parte della Russia. Il regolamento, su cui governi e Parlamento devono votare una posizione comune, obbliga i Paesi dell’UE a garantire che le infrastrutture di stoccaggio del gas sotterraneo presenti sul loro territorio siano riempite almeno all’80 per cento della loro capacità entro il primo novembre 2022, per poi salire al 90 per cento a partire dall’anno successivo.
La presenza sul territorio dell’UE di infrastrutture per immagazzinare il gas varia molto da Stato a Stato. Gas Infrastructure Europe stima che l’UE ha la capacità di immagazzinare oltre 117 miliardi di metri cubi (bcm) di gas naturale, ma ACER osserva che al momento la capacità di stoccaggio dell’UE è distribuita in 18 Stati membri (Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia) e rappresenta circa il 27 per cento del consumo annuale di gas dell’UE. Un terzo degli Stati membri è attualmente senza capacità di stoccaggio pur rappresentando meno del 5 per cento di questo consumo annuo. Dal momento che non tutti gli Stati membri dispongono di infrastrutture di stoccaggio per il gas, il gruppo europeo di coordinamento sul gas (che fa capo alla Commissione Europea) sta lavorando per rafforzare la cooperazione regionale tra Stati membri. Bruxelles lavora per siglare un accordo di solidarietà per consentire a tutti i Paesi di avere riserve piene prima dell’inizio del prossimo inverno e in questo le infrastrutture energetiche di trasferimento avranno un ruolo chiave.
Per la maggior parte (quasi 80 per cento) la capacità di stoccaggio dell’UE è costituita da falde acquifere e giacimenti esauriti, che vengono sfruttati per lo stoccaggio stagionale del gas. Il rapporto evidenzia inoltre che al 1 ottobre 2021 la capacità di stoccaggio riservata in Austria, Germania, Paesi Bassi e Slovacchia era significativamente superiore alla capacità effettivamente utilizzata a causa del basso livello di riempimento delle riserve controllate dalla compagnia energetica russa Gazprom, da cui l’UE si rifornisce per la maggior parte del gas.