Strasburgo, dall’inviato – Una risoluzione votata a larghissima maggioranza, dall’estrema sinistra alla destra conservatrice, che si configura come una cartolina di benvenuto per l’intervento alla mini-sessione plenaria del Parlamento UE della presidente della Repubblica di Moldova, Maia Sandu, il prossimo 18 maggio. Gli eurodeputati hanno messo nero su bianco il proprio endorsement alla prospettiva di adesione UE del Paese partner e hanno messo in fila i punti su cui le istituzioni comunitarie devono rafforzare il proprio impegno a sostegno di Chișinău.
La risoluzione del Parlamento UE considera il modo “sproporzionato” in cui l’invasione russa in Ucraina ha colpito la Moldova, soprattutto sul piano umanitario: sono oltre 450 mila i rifugiati ucraini che dall’inizio della guerra sono arrivati nel Paese, di cui circa un quarto si è fermato, “la quantità pro capite più alta di tutti i Paesi che ricevono rifugiati dall’Ucraina”. Ma le conseguenze si stanno facendo sentire anche sul piano del commercio e dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei trasporti. Ecco perché l’UE “deve dimostrare lo stesso grado di solidarietà con il popolo moldavo” e, nello specifico, la Commissione dovrebbe “aumentare ulteriormente l’assistenza finanziaria e tecnica, anche attraverso una nuova proposta di assistenza macrofinanziaria composta principalmente da sovvenzioni, piuttosto che da prestiti”. Lo sforzo si inserisce in un “piano di ripresa economica per la Repubblica di Moldova, dal valore massimo di 600 milioni di euro”, combinato con una serie di proposte per “garantire la piena liberalizzazione dei trasporti e del commercio con l’UE“: sospensione dei dazi all’importazione delle merci moldave nell’Unione – sulla falsariga di quanto proposto per l’Ucraina – aumento delle quote per i prodotti agricoli e facilitazione dell’accesso al lavoro negli Stati membri.
Grande spazio riservato nella risoluzione del Parlamento UE alle vie di uscita per la minaccia energetica portata dalla Russia alla Moldova. Il Cremlino “ha usato le sue esportazioni di gas come strumento per far avanzare gli interessi economici e geopolitici nel Paese, creando artificialmente una crisi di approvvigionamento di gas nell’ultima parte del 2021 attraverso Gazprom”. Anche le forniture di elettricità arrivano principalmente dalla centrale elettrica di proprietà della società russa Inter RAO e questo aumenta “l’inammissibile armamento energetico al fine di influenzare il corso politico del Paese e il suo orientamento geopolitico”. Per contrastare questa tendenza, Commissione e Stati membri UE devono sostenere Chișinău su “indipendenza energetica, connettività, diversificazione, efficienza e sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili”, anche attraverso una piattaforma comune per l’acquisto congiunto di gas naturale, GNL e idrogeno, “accessibile anche agli Stati dei Balcani Occidentali e ai tre Paesi associati del Partenariato orientale”, come assicurato ieri (4 maggio) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel. In questo contesto, gli eurodeputati hanno ribadito la richiesta di “un embargo immediato sul gas russo”, per cui sarà necessario un lavoro congiunto per una “chiara valutazione delle esigenze di stoccaggio del gas della Moldova per il prossimo periodo”.
Un altro canale di supporto, in linea con quanto annunciato ieri (4 maggio) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, è quello dell’assistenza “urgente” per il rafforzamento delle capacità delle forze armate moldave. Secondo quanto si legge nel testo approvato alla plenaria del Parlamento UE, nell’ottica del rafforzamento della sicurezza della Repubblica di Moldova, il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e gli Stati membri sono esortati a dare un sostegno a Chișinău per “migliorare la capacità di ripresa contro eventuali attacchi russi, nei settori della sicurezza informatica e della comunicazione strategica“, anche sul piano del contrasto alla disinformazione e le interferenze esterne.
È inevitabile il riferimento alla situazione nell’autoproclamata Repubblica filo-russa separatista di Transnistria, particolarmente tesa sia per le istanze indipendentiste e i tentativi di destabilizzazione interni, sia per le mire del Cremlino. Nella regione che ha stabilito de facto un regime che non risponde alla Repubblica di Moldova, la Russia mantiene “almeno 1500 truppe sul terreno, integrate da altri 5 mila soldati delle cosiddette Forze Armate della Transnistria”, specifica la risoluzione del Parlamento UE. Un elemento di “forte preoccupazione” è rappresentato dal deposito di armi di Cobasna, al confine con l’Ucraina, dove sono immagazzinate 22 mila tonnellate di minuziosi ed equipaggiamenti militari dell’era sovietica: “Nonostante gli impegni assunti nel 1999 e nel 2021, la Federazione Russa non è riuscita a garantirne la completa distruzione” e ora c’è il rischio che queste attrezzature militari “possano essere utilizzate in un conflitto armato a livello operativo o per esercitare pressione sulle autorità moldave e ucraine”.
Preoccupazioni che si fondano sulle dichiarazioni del 22 aprile scorso del generale russo Rustam Minnekayev, da cui era emerso esplicitamente che tra gli obiettivi c’è anche quello di creare un corridoio terrestre che attraverso Odessa si spinge verso la Transnistria. Proprio in questa regione si sono verificate la scorsa settimana “pericolose provocazioni, in una situazione di sicurezza molto volatile”. La via di uscita non può essere altro che “l’invito alla calma arrivato dalle autorità di Chișinău, al fine di preservare la sicurezza e il benessere delle persone che vivono su entrambe le sponde del fiume Dnestr”. Tenendo fermo “l’incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale della Repubblica di Moldova entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”, il Parlamento UE e le altre istituzioni comunitarie devono agevolare una “soluzione politica globale, pacifica e duratura del conflitto interno, che riconosca uno status speciale per la Transnistria all’interno dello Stato moldavo“.
Il quadrò più grande è quello della “prospettiva concreta di aderire all’Unione Europea, come per l’Ucraina“. Il Parlamento UE considera questo obiettivo “un elemento essenziale di speranza”, che “manterrà alto il morale della popolazione moldava durante questo periodo di estrema insicurezza e difficoltà materiali”. Considerata la domanda di adesione del 3 marzo scorso, gli eurodeputati hanno invitato le istituzioni europee a “concedere lo status di candidato UE alla Repubblica di Moldova“, in linea con l’articolo 49 del Trattato sull’Unione Europea “e sulla base del merito”. Questa esortazione è arrivata in virtù della “buona strada” su cui si trova Chișinău, grazie alle riforme-chiave in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti umani, che “garantiranno il rispetto da parte della Moldova dei criteri di Copenaghen” (le condizioni di base che i Paesi che richiedono l’adesione devono soddisfare). Alla Commissione è stato chiesto di elaborare il proprio parere formale “rapidamente”, mentre il Consiglio dovrà dare un “chiaro e fermo segnale politico” al vertice del 23-24 giugno. Il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha confermato in Aula che “entro fine giugno arriverà il parere, anche se la tempistica non è ancora chiara“. Ma in vista dell’intervento in plenaria della presidente moldava Sandu, l’appoggio di Bruxelles si fa sempre più solido.