Strasburgo, dall’inviata – Lo aveva chiesto pochi mesi fa Emmanuel Macron dinanzi l’Eurocamera. Ora a chiederlo è l’intero emiciclo di Strasburgo: il diritto delle donne a interrompere una gravidanza dovrebbe essere incluso nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE. La richiesta è inserita in una risoluzione adottata giovedì 7 luglio con 324 favorevoli, 155 contrari e 38 astenuti, che prende parola sulla decisione della Corte suprema degli Stati Uniti di revocare il diritto all’aborto negli Stati Uniti a livello federale.
La sentenza risale al 24 giugno ed è stata oggetto lunedì di un emotivo confronto tra Commissione europea ed eurodeputati (per lo più deputate, al femminile) che hanno descritto con forza la sentenza statunitense come un passo indietro in materia di diritti. Sembra retorica, però, quando l’Unione punta il dito contro altre realtà politiche, ma non fa altrettanto con gli Stati membri che ne fanno parte. A sollevare il punto, lunedì, è stato Stéphane Sejourne, presidente del gruppo dei liberali di Renew Europe: ha fatto proprie le parole del presidente francese Emmanuel Macron (il suo partito En Marche fa parte del gruppo Renew), rilanciando l’idea di modificare la Carta dei diritti fondamentali dell’UE in particolare per inscrivervi il diritto all’aborto. Sarebbe un “test sincero per i nostri gruppi politici”, aveva ammonito l’eurodeputato liberale. Macron lo aveva indicato tra le priorità della sua presidenza appena conclusa ma la tutela della salute umana, inclusa quella donna, non rientra però tra le competenze esclusive della Commissione europea, ma è tra quelle esclusive in capo agli Stati membri.
Nell’atto di indirizzo adottato in plenaria si legge l’esortazione a presentare al Consiglio una proposta per modificare l’articolo 7 della Carta per aggiungervi che “ogni individuo ha diritto ad un aborto sicuro e legale”. Il nodo è qui. L’Eurocamera è compatta nel ritenere che la pratica dell’aborto non scomparirà togliendo alle donne il diritto ad abortire. Scomparirà solo il loro diritto a interrompere una gravidanza, qualsiasi sia la ragione che le spinge a volerlo fare, in modo sicuro e senza mettersi in pericolo. Ad oggi, 25 Paesi su 27 riconoscono pieno diritto all’aborto, la Polonia lo prevede solo in caso di gravidanza dovuta a stupro e seri pericoli per la salute della donna, mentre Malta non lo contempla affatto (uno dei motivi per cui la presidente maltese del Parlamento europeo, Roberta Metsola, è stata guardata con circospezione da molti prima dell’inizio del suo mandato). Cambiare la Carta dei diritti fondamentali non è così semplice, come per i trattati serve il consenso degli Stati e serve che sia all’unanimità. E’ per questo che i deputati nella risoluzione tornano a insistere sulla convocazione della convenzione per rimettere mano ai trattati e togliere il potere di veto in mano agli Stati.