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Paolo Scaroni

INTERVISTA / Paolo Scaroni: "Governance Ue troppo dipendente da veti, tempi incompatibili con le emergenze"

Per il presidente del Milan ed ex ad di Enel e Eni è un problema che l'Unione europea abbia una "governance così complicata, farraginosa, bloccata da veti, per cui qualunque decisione o azione rilevante a livello europeo richiede tempi non compatibili con le emergenze"

Bruxelles – Tempi troppo lunghi, fatti di veti e non decisioni, incompatibili con la crisi energetica che attanaglia l’Europa. Paolo Scaroni, Deputy Chairman di Rothschild & Co., presidente del Milan ed ex ad di Enel e Eni, confida in un’intervista all’agenzia di stampa Gea – Green Economy Agency (dello stesso gruppo Hub Editoriale, di cui Eunews fa parte) le preoccupazioni per una governance troppo “complicata e bloccata dai veti” per assumere decisioni in tempi rapidi.

“Ce la siamo data noi quindi è inutile criticarla”, ammette, “ma abbiamo una governance così complicata, farraginosa, bloccata da veti, per cui qualunque decisione o azione rilevante a livello europeo richiede tempi non compatibili con le emergenze. Questo è un vero problema”. E sul fronte della guerra di Russia in Ucraina e sul ruolo della Nato aggiunge che quando “a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina l’Alleanza Atlantica ha deciso azioni fortissime – armi, sanzioni – a quel tavolo, c’erano dei Paesi petroliferi, primo di tutti la Norvegia, che è un grandissimo esportatore di gas. In quel momento era largamente prevedibile che la reazione della Russia sarebbe stata tagliarci il gas, che i prezzi sarebbero quindi schizzati a livelli inimmaginabili e a quel tavolo c’era chi ci guadagnava – Norvegia, Stati Uniti, Canada – e chi perdeva enormemente. Ecco quella poteva essere la sede e potrebbe essere ancora la sede per chiedere una distribuzione più equa, perché è strano che un’azione presa collettivamente veda qualcuno che ci guadagna enormemente e qualcuno che ci perde enormemente”.

Parlando ai microfoni di Gea dell’impennata dei prezzi del gas aggiunge che “Noi non possiamo condizionare i prezzi di una merce che non abbiamo. Quello che potremmo teoricamente fare è fissare un tetto ai prezzi per il gas che ci arriva via tubo quindi dalla Norvegia, innanzitutto, Azerbaigian, Libia e Algeria, perché questo gas i norvegesi e gli algerini non possono che venderlo a noi perché il tubo è collegato con noi, non hanno alternative. A questi Paesi, in particolare alla Norvegia nostra partner nella Nato, potremmo chiedere un prezzo calmierato. Per quanto riguarda il gas liquido parlare di price cap mi sembra francamente una stupidaggine perché se noi fissiamo un tetto che non è del mercato mondiale, il gas non verrà da noi ma andrà da un’altra parte”, conclude.

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