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    Home » Editoriali » I 200 miliardi tedeschi come “scossone” per la solidarietà

    I 200 miliardi tedeschi come “scossone” per la solidarietà

    Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
    4 Ottobre 2022
    in Editoriali
    Olaf Scholz e Ursula von der Leyen

    Se si ferma la Germania si ferma l’Europa. Questo è un concetto semplice, ma vero. E’ però vero anche il contrario, come ha dimostrato la pandemia da Covid, ed è questa la ragione per la quale, proprio grazie alla decisione in apparenza solo egoistica di Berlino di stanziare 200 miliardi nel prossimi due anni per sostenere famiglie e imprese, il resto dell’Unione proporrà a Berlino una soluzione che abbia gli stessi effetti anche per gli altri ventisei gruppi di cittadini e imprese, e il governo tedesco accetterà.

    Funziona così l’Unione europea, non è una macchina semplice, alla quale basta gettare uno sguardo per un istante per capire in che direzione stia camminando. Certo, la decisione tedesca potrebbe disequilibrare l’economia europea, è opinione generalmente riconosciuta, ma sarà invece lo “scossone” che permetterà di andare avanti per il bene di tutti. I tedeschi hanno dei modi bruschi, alle volte, ma è pur vero che ai cittadini non si possono chiedere solo sacrifici, come regalare i soldi del Recovery a Paesi come l’Italia (perché 70 miliardi dei 200 che arriveranno saranno a fondo perduto, cioè presi dalle tasche dei cittadini europei, tedeschi, perché i più ricchi e numerosi, in primis) e poi non aiutare anche direttamente famiglie e piccole imprese del tuo Paese quando ne hanno bisogno (anche qui, tra l’altro, sarà necessario uno ‘scostamento di bilancio’, il governo dovrà cioè indebitarsi per finanziare il progetto).

    Certo la cosa è stata comunicata male, ha trasmesso un senso di egoismo, di scarsa solidarietà. Come fu all’inizio della pandemia, quando la Germania, ma non sola, si chiuse a riccio per poi rapidamente capire, proprio grazie alle ferme posizioni della Commissione europea, e ad uno sguardo un po’ più approfondito sul come funziona l’economia del Continente, che o ci si salvava tutti o si sarebbe affondarti tutti, tedeschi compresi, e forse più rumorosamente di altri.

    Sul tavolo ci sono ora tante proposte da sviluppare, alcune come il price cap, le sanzioni nuove alla Russia, saranno chiarite nelle prossime giornate. Altre prenderanno un po’ più di tempo, ma il discorso è aperto, e a Berlino lo sanno, e lo sapevano anche prima, non è che i 200 miliardi sono usciti in una notte. Sul tavolo c’è un nuovo “Sure”, quel meccanismo, finanziato dalla Commissione con la raccolta sul mercato, che ha distribuito cento miliardi per salvare i posti di lavoro durante la pandemia. Alla Commissione si pensa a rilanciarlo per affrontare la crisi del gas e aiutare famiglie e imprese. Ai tedeschi farlo a fotocopia sembra che non piaccia, ma è stato proprio il Cancelliere ad evocarlo qualche giorno fa. Probabilmente non sarà un nuovo Sure in fotocopia, ma il discorso è aperto e da qualche parte porterà.

    La solidarietà è un patrimonio che l’Unione europea sta assumendo un poco per volta, ma è chiaro oramai che non è una richiesta dei “deboli” nei confronti dei “forti”: è una necessità per tutti.

    Tags: gasgermaniaprice capunione europea

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