Bruxelles – In extremis, a risultato ormai raggiunto, sono arrivate le parole di un inusuale comunicato collettivo della Commissione Europea sul caso delle navi Ong, nel quale ha chiesto nella giornata di oggi (9 novembre) che tutti i naufraghi a bordo della Ocean Viking vengano fatti “sbarcare nel porto sicuro più vicino”. Nel momento in cui il comunicato è stato diffuso la nave era ancora in acque italiane.
“L’obbligo legale di soccorrere e garantire la sicurezza in mare è chiaro e inequivocabile, indipendentemente dalle circostanze che portano le persone a trovarsi in una situazione di pericolo”, ha ribadito il team von der Leyen appellandosi al principio di “sincera cooperazione tra Stati membri” per mettere fine alla vicenda delle tre navi Ong che da ormai venti giorni chiedono ai Paesi del Mediterraneo di accogliere le quasi mille persone migranti salpate dalle coste libiche.
La dichiarazione della presidente dell’esecutivo comunitario arriva però a giochi ormai fatti: già ieri il governo Meloni aveva ceduto e permesso lo sbarco del “carico residuale” ancora a bordo della Geo Barents e della Humanity1, mentre la Francia ha cambiato repentinamente posizione e si è rifiutata di accogliere le 234 persone sulla Ocean Viking al porto di Marsiglia. Il ritiro di una mano tesa, quella francese, non senza aver sottolineato “il comportamento inaccettabile” dell’Italia, “contrario al diritto del mare e alla solidarietà europea”.
SBARCANO TUTTI PERCHÉ TUTTI SONO VULNERABILI.
Dopo la valutazione effettuata dalle autorità sanitarie italiane, tutti i 213 sopravvissuti potranno finalmente scendere dalla #GeoBarents
❗️Questa attesa ingiustificata, inutile e disumana sta per finire.#Catania #migranti pic.twitter.com/w2XOL3rbo5— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) November 8, 2022
Proprio il principio della solidarietà Ue, consolidato nell’accordo sul meccanismo di redistribuzione dei migranti firmato da 18 Paesi membri, rischia di essere messo in crisi dall’atteggiamento oltranzista del governo italiano. Per questo von der Leyen ha voluto sottolineare l’importanza di “fornire sostegno agli Stati che ricevono regolarmente arrivi via mare”, ricordando che “sulla base del meccanismo concordato, è disponibile un numero significativo di posti di ricollocamento in altri Paesi membri per contribuire ad alleviare parte della pressione”.
Il punto però sembra essere che per Giorgia Meloni la redistribuzione volontaria non rappresenta una garanzia sufficiente: il governo ha insistito per svariati giorni nel procedere all’identificazione dei migranti e alle richieste d’asilo direttamente in mare, modalità che avrebbe sollevato l’Italia dagli oneri di accoglienza previsti dal sistema di Dublino, salvo poi desistere vista l’incompatibilità della richiesta con il quadro giuridico dell’Unione. “La situazione a cui stiamo assistendo nel Mediterraneo – si legge nella nota di von der Leyen – rivela ancora una volta l’urgenza di una politica unica e coesa in materia di migrazione e asilo: la Commissione ha proposto un tale sistema due anni fa e coglie l’occasione per rinnovare il suo invito agli Stati membri e al Parlamento europeo a portare avanti i lavori per la sua adozione”.
Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, che la Commissione vorrebbe fosse approvato entro la fine della legislazione attuale (febbraio 2024), potrebbe in una certa misura rivedere il principio del Paese di primo approdo previsto dall’Accordo di Dublino. Su quel dossier però, i sé sono ancora d’obbligo.
Dei temi delle migrazioni si discuterà nell’appuntamento annuale di Eunews “How Can We Govern Europe?“, in programma a Roma il 29 e 30 novembre negli spazi delle rappresentanze di Commissione e Parlamento europei.