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Pvc e polistirene, nell'Ue pochi dati e obiettivi di riciclo della plastica non per imballaggi
Nei pannolini c'è plastica non per imballaggi su cui l'ue deve lavorare [foto: imagoeconomica]

Pvc e polistirene, nell'Ue pochi dati e obiettivi di riciclo della plastica non per imballaggi

L'Agenzia europea per l'ambiente mette in risalto un problema in atto per il 40 per cento dei rifiuti annuali. "Senza azioni mirate rischiano di aumentare"

Bruxelles – Finora la Commissione europea si è concentrata sulla plastica per gli imballaggi, ma nella lotta alla sostenibilità c’è ancora da fare, e molto, sulla plastica contenuta nel resto, la plastica non per imballaggi. L’Agenzia europea per l’ambiente (Eea), nella relazione sul tema, mette in risalto i limiti di politiche verdi su cui occorre lavorare. Soprattutto quando si parla di materiali a uso diverso dal ‘packaging’, “la maggior parte del consumo di plastica in Europa non dispone di dati e obiettivi politici diretti”.

Edilizia, automobili e pure oggetti di uso quotidiano come pannolini, spazzolini da denti, attrezzature sportive e dispositivi elettronici. Tutti questi prodotti contengono il cloruro di polivinile, più noto come Pvc, ma pure polistirene (Ps) e polipropilene (Pp). Per questi materiali “attualmente non ci sono obiettivi diretti di riciclaggio o riutilizzo”. Le stime recenti e riferite al 2022, indicano che la ‘plastica in stock’ europea ammonta a circa 550 milioni di tonnellate. “Significa – sottolinea l’Eea- che la plastica non da imballaggio, pur rappresentando fino al 74 per cento della domanda, costituisce il 40 per cento dei rifiuti di plastica annuali”.

Serve un cambio di passo, ma soprattutto un intervento normativo, e serve “adesso”. Perché, avverte l’Agenzia europea, “senza azioni mirate, si prevede che la quantità di rifiuti di plastica diversi dagli imballaggi e non riciclati aumenterà”. Se ciò dovesse accadere, le ricadute potrebbero essere di quelle negative per natura e salute. “Ciò porrà sfide significative per le generazioni future in termini di perdita di risorse e dispersione nell’ambiente naturale”. Si tratta, in estrema sintesi, di evitare che le sostanze tossiche vengano rimesse in circolo attraverso i contaminanti preesistenti nei materiali di scarto.

Per fare questo, però, occorre iniziare a raccogliere informazioni sul livello generale del consumo di plastica e della produzione di rifiuti di plastica in Europa, che al momento risultano “non sufficienti”. Alcuni dati sono disponibili dall’industria europea della plastica, ma “non includono le materie plastiche che fanno parte delle merci importate”. Per questo l’Eea chiede di “sviluppare una metodologia più standardizzata per il monitoraggio dei flussi di plastica non da imballaggio nell’Ue”. In questo modo si avrebbe un controllo davvero “efficace” della quantità totale di rifiuti di plastica e fornirebbe “prove migliori” per informare le decisioni politiche e di investimento.

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