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Diritti di riders e lavoratori digitali, il Parlamento europeo è pronto per i negoziati con i Paesi membri
(Photo by GREG BAKER / AFP)

Diritti di riders e lavoratori digitali, il Parlamento europeo è pronto per i negoziati con i Paesi membri

Contrastare i "falsi autonomi", arginare il potere decisionale degli algoritmi e obbligare le piattaforme digitali a una maggiore trasparenza. Il Parlamento Ue ha approvato la propria posizione negoziale sulle misure per migliorare le condizioni di lavoro dei Gig workers. La relatrice Gualmini (Pd): "Oggi vincono gli interessi di 28 milioni di lavoratori"

Bruxelles – Contrastare i “falsi autonomi”, arginare il potere decisionale degli algoritmi e obbligare le piattaforme digitali a una maggiore trasparenza, verso i propri lavoratori e le autorità nazionali. Il Parlamento europeo è finalmente pronto, dopo quasi due anni di intense trattative, a giocare la propria carta in difesa di riders e lavoratori digitali: oggi (2 febbraio) a Bruxelles, l’Eurocamera ha approvato con 376 voti favorevoli, 212 contrari e 15 astensioni, la posizione negoziale sulle misure per migliorare le condizioni dei lavoratori della Gig economy.

I negoziati sulla direttiva, adottata lo scorso 12 dicembre dalla Commissione parlamentare Ue per l’occupazione e gli affari sociali, inizieranno non appena gli Stati membri adotteranno la propria posizione. Le nuove regole mirano da un lato a risolvere la controversa questione dello status occupazionale dei gig workers, dall’altro a disciplinare l’utilizzo da parte delle piattaforme digitali di algoritmi e intelligenza artificiale per monitorare e valutare i lavoratori.

Lavoratori digitali, dipendenti o autonomi?

Il troppo flessibile e non regolamentato inquadramento occupazionale dei lavoratori digitali è il perno su cui ha ruotato in questi anni la strategia delle grandi piattaforme, che ha dato il là al fenomeno del falso lavoro autonomo per milioni di lavoratori precari. Perché chi lavora online può essere inquadrato come subordinato, e godere dei relativi diritti del lavoro, oppure scegliere un regime autonomo, che permette di determinare con maggiore autonomia orari e disponibilità del servizio. Troppo spesso però, le grandi piattaforme hanno calcato la mano sulla possibilità di privilegiare lavoratori indipendenti, portando progressivamente i propri collaboratori a “condizioni di lavoro precarie e mancanza di protezione sociale”.

Per porre fine a questa pratica, l’Eurocamera ha stabilito che lo status occupazionale definito dalla piattaforma può essere contestato dal lavoratore, da un sindacato o da un’autorità nazionale. In caso di controversia tra la piattaforma e un lavoratore, la piattaforma – piuttosto che il lavoratore – avrebbe la responsabilità di dimostrare per quale motivo ha scelto di non assumere il lavoratore. I deputati hanno inoltre introdotto un elenco di criteri non obbligatori per determinare lo stato occupazionale dei gig workers: stipendio fisso, un orario di lavoro definito, l’utilizzo di sistemi di classificazione, monitoraggio o supervisione dei lavoratori, le regole relative all’aspetto o alla condotta, la possibilità per lavorare per terzi e la libertà limitata di scegliere un’assicurazione contro gli infortuni o un regime pensionistico.

Stretta sugli algoritmi decisionali

Mai più decisioni che influiscono sulle condizioni di lavoro prese dagli algoritmi: la relazione approvata, di cui è relatrice per conto dell’Eurocamera l’eurodeputata del Partito Democratico, Elisabetta Gualmini, affronta anche l’eccessiva autonomia decisionale dei sistemi automatizzati. Mentre le piattaforme digitali monitorano e valutano le prestazioni dei propri lavoratori, questi ultimi non hanno accesso alle informazioni su come funzionano gli algoritmi, quali dati personali vengono utilizzati e in che modo il loro comportamento influisca sulle decisioni prese dai sistemi automatizzati. L’Eurocamera vuole vietare ai sistemi automatizzati di prendere decisioni importanti e chiede che gli Stati membri garantiscano la supervisione umana su tutte le decisioni che influiscono in modo significativo sulle condizioni di lavoro.

Elisabetta Gualmini, 02/02/23

“Questa mattina – ha dichiarato la vicepresidente dei socialdemocratici (S&d), Elisabetta Gualmini – hanno vinto gli interessi di 28 milioni di lavoratori rispetto a quelli delle grandi multinazionali della distribuzione”. Sulla dicotomia autonomo/subordinato, Gualmini ha sottolineato che “il testo prevede una classificazione occupazionale basata sulle effettive condizioni di lavoro, dicendo ‘stop’ ai falsi autonomi, senza impedire però ai veri lavoratori autonomi di continuare a lavorare”. Per l’eurodeputata S&d la vittoria del Parlamento Ue è schiacciante: “Abbiamo risposto alle aspettative di milioni di giovani lavoratori che chiedono migliori condizioni di lavoro, pensando a chi è stata tolta la dignità perché licenziato da un algoritmo via whatsapp. Il grande voto di oggi ha dimostrato che l’interesse delle lobby si può piegare a quello dei lavoratori e dei più deboli”.

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