Bruxelles – La Commissione europea non si fa condizionare da chi storce il naso e rimane ottimista. Giovedì (8 giugno) i ministri degli Interni dei 27 Paesi Ue sono chiamati a trovare un accordo su due fascicoli chiave del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo: “Questo è il momento giusto”, ha dichiarato fiduciosa la commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, convinta che gli Stati membri, dopo otto anni di fallimenti, abbiano finalmente trovato “un approccio costruttivo” alla materia.
Si tratta dei regolamenti sulla procedura e sulla gestione dell’asilo, in sostanza di trovare una soluzione all’equazione tra responsabilità e solidarietà che sarebbe a fondamento dell’approccio comune europeo alla migrazione. Nella proposta di compromesso presentata dalla presidenza svedese del Consiglio dell’Ue, la solidarietà obbligatoria verso i Paesi di primo approdo è stata quantificata in 22 mila euro per ogni persona migrante non ricollocata: una cifra che ha subito innescato le polemiche dei Paesi del gruppo di Visegrad, capitanati dalla Polonia, che difficilmente vorranno includere questo vincolo nel testo. Nella bozza è prevista, oltre a ricollocamenti e contributi finanziari, la possibilità di contribuire con un sostegno logistico considerevole agli sforzi dei Paesi che subiscono una maggiore pressione migratoria.
Per Johansson la proposta di Stoccolma necessita di “qualche aggiustamento”, ma è già “ben equilibrata”. La commissaria Ue ha voluto avvisare chi ancora punta i piedi: giovedì il voto sarà a maggioranza qualificata, e “i Paesi che vorranno avere una qualche influenza nelle negoziazioni saranno quelli che voteranno sì al compromesso”.
Il vertice di giovedì è cruciale, perché un accordo tra gli Stati membri consentirebbe l’avvio dei negoziati con il Parlamento europeo “già questo mese”. Senza un compromesso giovedì, le probabilità di approvare il nuovo Patto su migrazione e asilo prima della fine della legislatura si ridurrebbero significativamente. “È molto chiaro che la nostra proposta non parla di ricollocamenti obbligatori, ma di solidarietà obbligatoria”, ha ribadito Johansson. Una solidarietà “assolutamente necessaria”, perché “non si può chiedere ad alcuni Stati di accettare i ricollocamenti e ad altri niente”.
La commissaria Ue ha puntato il dito contro i dibattiti politici nazionali, che tendono a “sviluppare una narrazione di vincitori e perdenti”, mentre “se concordiamo un approccio comune sulla migrazione saremo tutti vincitori, compresi i migranti”. Johansson ha sottolineato anche il ruolo costruttivo dell’Italia, proprio oggi che la premier Giorgia Meloni si trova a Tunisi per incontrare il presidente Saied. Una visita “assolutamente cruciale”, che dimostra la comunione d’intenti tra Roma e Bruxelles nel rafforzare la cooperazione con il partner nordafricano, punto di partenza per oltre 30 mila persone migranti dall’inizio dell’anno. Da Tunisi, Meloni ha ringraziato la Commissione “per aver accelerato l’attuazione” di un pacchetto di supporto finanziario alla Tunisia, e si è detta pronta a tornare presto nel Paese in compagnia della presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen.