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Troppa incertezza, la Commissione taglia le stime di crescita nell'Ue
L'UE annuncia revisioni al ribasso per le stime di crescita [foto: imagoeconomica]

Troppa incertezza, la Commissione taglia le stime di crescita nell'Ue

Per Eurozona -0,3 per cento quest'anno e il prossimo. Germania in recessione nel 2023, Italia ultima tra le principali economie nel 2024. Gentiloni: "Attuare il Pnrr"

Bruxelles – “L’incertezza rimane elevata e dobbiamo monitorare attentamente i rischi“. Il riassunto lo offre Valdis Dombrovskis, commissario per un’Economia al servizio delle persone. Sull’economia di Unione europea ed Eurozona aleggiano troppe incognite, tutte difficili da quantificare e prevedere con un certo gradi di attendibilità. Tutti fattori che pesano su una crescita che a Bruxelles si decide di rivedere al ribasso. Le previsioni economiche d’estate vedono una correzione negativa rispetto a quelle di maggio: il prodotto interno lordo di Eurolandia è adesso atteso allo 0,8 per cento per quest’anno e all’1,1 per cento il prossimo, per tagli di 0,3 punti percentuali in entrambi i casi. Mentre a livello Ue la crescita è invece prevista a 0,8% per il 2023 e 1,4 per cento per il 2024 (-0,2 per cento e -0,3 per cento rispettivamente).

Sull’Europa pesano la guerra in Ucraina, un indebolimento dell’economia cinese che non aiuta la domanda esterna e quindi l’export, ma pure “i crescenti rischi climatici, illustrati dalle condizioni meteorologiche estreme e dagli incendi e dalle inondazioni senza precedenti durante l’estate”. Senza contare le politiche restrittive della Banca centrale europea e la decisione di continuare ad alzare i tassi di interesse. Sebbene la Bce resti autonoma e indipendente nelle sue scelte, a Bruxelles non mancano riflessioni di un certo tipo al riguardo. “Si prevede che lo slancio di crescita più debole nell’Ue si estenderà fino al 2024, e l’impatto della politica monetaria restrittiva è destinato a continuare a frenare l’attività economica”, scrivono i tecnici Ue.

Come sempre la Commissione europea sceglie la via prudenziale. I dati, alla fine, potrebbero essere miglior di quelli diffusi. Ma l’incertezza è forte e si predilige ‘restare bassi’. Anche se, si legge nel documento diffuso, fattori al ribasso per la crescita “hanno tutti il potenziale per spingere la crescita dell’economia europea e il percorso dell’inflazione più in alto o più in basso di quanto previsto in questa previsione”. Alla fine dunque si sceglie per tagli della crescita prevista anche minori di quello che si sarebbe potuto, a testimoniare un lavoro non semplice. Saranno le previsioni economiche d’autunno, previste a novembre, a offrire il vero quadro su cui dover fare affidamento.

Anche perché, come sempre avviene per le stime estive, provvisorie e non comprensive delle traiettorie di debito e deficit, le informazioni sono poche. Tanto è vero che la Commissione si limita a diffondere quelle relative alle principali economiche di Ue ed Eurozona: Germania, Francia, Italia, Spagna Paesi Bassi e Polonia.

Per il 2023 viene certificata la frenata tedesca (-0,4 per cento), peraltro già annunciata dall’istituto Ifo nei giorni scorsi. Francia e Spagna, invece, godono di uno stato di salute decisamente migliore, visto che i rispettivi Pil guadagnano da Bruxelles un +0,3 per cento. L’Italia vede invece la propria crescita tagliata sia per l’anno in corso sia per il prossimo. In entrambi i casi l’esecutivo comunitario la corregge, in negativo, di uno 0,3 per cento.

“Siamo di fronte a un rallentamento e quindi a una riduzione della crescita”, riconosce il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Come riuscire, in un contesto in cui l’inflazione non è ancora domata, mantenere alti i livelli di investimento è la sfida che abbiamo davanti”. La ricetta è la stessa di sempre, su cui Gentiloni torna a insistere una volta di più: le riforme. 

L‘effettiva attuazione dei piani nazionali per la ripresa (Pnrr) rimane una priorità fondamentale. Un pro-memoria, valido per tutti, e in particolare per quei Paesi che maggiormente hanno ottenuto risorse Ue attraverso il Recovery Fund. Vuol dire Italia e Spagna. E poi, attenzione ai conti pubblici. “Dovrebbero essere perseguite politiche fiscali prudenti e favorevoli agli investimenti, in sintonia con gli sforzi continui delle nostre banche centrali per domare l’inflazione”.

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