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L'ennesimo piano d'azione Ue sulla migrazione. A Lampedusa von der Leyen segue un copione già visto

L'ennesimo piano d'azione Ue sulla migrazione. A Lampedusa von der Leyen segue un copione già visto

Su invito della premier italiana, Giorgia Meloni, la presidente della Commissione Ue ha delineato alla stampa 10 punti operativi (nessuno dei quali veramente nuovo) per frenare gli arrivi di persone migranti sull'isola. È il quinto presentato dall'esecutivo comunitario in meno di un anno

Bruxelles – Ancora uno, ritagliato ad hoc per una situazione eccezionale. Per rispondere a quella che a Lampedusa sta iniziando ad avere i tratti di una crisi umanitaria, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha voluto presentare personalmente sull’isola – in conferenza stampa con la prima ministra italiana, Giorgia Meloni – il nuovo piano d’azione Ue per la gestione della migrazione. È il quinto in nemmeno un anno e, se analizzati a uno a uno, i 10 punti di cui è costituito, rappresenta tutt’altro che una novità.

Von der Leyen Lampedusa
La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Lampedusa (17 settembre 2023)

“È molto importante per me essere qui con voi, perché la migrazione irregolare è una sfida europea e ha bisogno di una risposta europea“, ha esordito la numero uno dell’esecutivo comunitario di fronte alla stampa domenica mattina (17 settembre), dopo la visita all’isola e all’hotspot di Lampedusa da giorni tornato al centro dell’attenzione pubblica per il sovraffollamento e le condizioni ormai insostenibili per le persone accolte. Accompagnata dalla premier Meloni, dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e dalla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, la presidente von der Leyen ha voluto sottolineare che “tutti coloro che sono coinvolti – siano essi gli abitanti di Lampedusa, le autorità locali o i migranti – sono coinvolti in questa situazione, che non dipende da loro”, riproponendo un’analisi della situazione quantomeno parziale: “Un numero crescente di migranti lascia il proprio Paese d’origine, sono attirati da trafficanti e scafisti senza scrupoli” e l’arrivo a Lampedusa sarebbe legato “semplicemente per la sua posizione”. Per affrontare una “pressione crescente” la risposta delle due leader è allineata. E von der Leyen mostra di essere sempre più spostata verso una retorica securitaria: “Saremo noi a decidere chi entra nell’Unione Europea e in quali circostanze, non i contrabbandieri e i trafficanti”.

Quello per Lampedusa è l’ennesimo piano d’azione sulla gestione delle rotte utilizzate dalle persone migranti in arrivo sul territorio comunitario. Il primo era stato presentato il 21 novembre dello scorso anno e come focus aveva proprio la rotta del Mediterraneo centrale, nella quale è interessata l’Italia. Passando da quello per la rotta balcanica e quello per la gestione delle frontiere e dei rimpatri, si è arrivati il 6 giugno all’ultimo della serie, con al centro la rotta del Mediterraneo occidentale e dell’Atlantico. Il piano d’azione per Lampedusa tecnicamente dovrebbe costituire il più specifico tra i cinque, ma le linee operative non mostrano sostanziali novità o svolte significative nella politica migratoria dell’Unione prima della futura entrata in vigore del Patto migrazione e asilo in corso di negoziati inter-istituzionali.

Sbarchi Migranti 2021-2023

Il piano d’azione per Lampedusa punto per punto

Il primo punto del piano d’azione per Lampedusa prevede il rafforzamento del sostegno all’Italia da parte dell’Agenzia Ue per l’asilo (Euaa) e della Guardia di frontiera e costiera europea (Frontex) per la “crisi immediata”, in particolare sul piano della registrazione degli arrivi e il rilevamento delle impronte digitali. Già il secondo punto mostra la velleità del piano presentato da von der Leyen: per “aumentare il nostro sostegno nel trasferire i migranti fuori da Lampedusa” la soluzione è sostenere quel meccanismo di solidarietà volontaria per i ricollocamenti che sta mostrando gravi crepe sul breve e lungo periodo. E poi c’è la promessa di intensificare i rimpatri “rapidi” verso Guinea, Costa d’Avorio, Senegal e Burkina Faso con il coordinamento di Frontex, nonostante il costo per persona sia piuttosto elevato e non possa essere imposto ai Paesi terzi: “Invierò il vicepresidente Margaritis Schinas a negoziare”, ha anticipato von der Leyen.

Piano d'Azione LampedusaNon poteva mancare la “prevenzione delle partenze stabilendo partenariati operativi per la lotta al contrabbando“, con una prima menzione alla Tunisia: sia un “accordo di lavoro” Ue-Tunisi, sia una task force Europol “per concentrarsi sulla lotta al contrabbando lungo la rotta verso la Tunisia e verso Lampedusa”. Il punto sulla sorveglianza delle frontiere marittime può essere considerato il più controverso, per diversi motivi: in primis per l’assenza di qualsiasi riferimento al blocco navale europeo chiesto dalla premier italiana, ma anche per il rinnovato impulso alla “fornitura di attrezzature e formazione” per la guardia di frontiera tunisina, sul modello libico e nonostante le violazioni dei diritti umani riportate a più riprese nel Paese. Le “opzioni per espandere le missioni navali nel Mediterraneo” – dopo la chiusura dell’operazione Sophia – rimangono invece un mistero. Non passa inosservata l’insistenza sulla lotta al contrabbando, attraverso “misure per limitare l’uso di imbarcazioni non idonee e agire contro le catene di approvvigionamento e la logistica dei contrabbandieri”.

Ci sono poi misure che semplicemente sono già in atto e la cui definizione in un piano d’azione non può essere altro che un “aumentare” l’intensità e lasciare vaghi i dettagli più critici. Dall’applicazione di “procedure rapide e accelerate alle frontiere” – anche se il concetto di “Paese d’origine sicuro” è opinabile, dal momento in cui non esiste una lista europea di Paesi sicuri o meno – alle “campagne di sensibilizzazione e comunicazione per disincentivare le traversate del Mediterraneo”, con un lavoro parallelo per “offrire alternative come l’ammissione umanitaria e i percorsi legali” (è proprio l’assenza di “percorsi legali” come la concessione di visti di lavoro una delle ragioni che spingono le persone a migrare in modo irregolare). Fino alla cooperazione con l’Unhcr e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) sia per la protezione lungo il percorso sia per i rimpatri volontari “assistiti dai Paesi di transito”. Fino all’ultimo punto che rilancia le perplessità nei confronti della strategia del gabinetto von der Leyen: “Lavoreremo con la Tunisia per l’attuazione del memorandum d’intesa“. Un protocollo che – come quello in vigore dal 2016 con la Turchia – non ha alcun valore legale per l’Unione e che si trova sotto il fuoco incrociato del Parlamento Ue e della mediatrice europea. Ma questo apparentemente non frenerà “l’aggiudicazione di nuovi progetti e l’erogazione di fondi alla Tunisia“.

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